NEWS OF THE WORLD, 1977
I primi due pezzi non dovrei neanche citarli: di sicuro li conoscete e vi escono fuori dalle orecchie… dopo due settimane di Olimpiadi, poi! Sono, ovviamente, We Will Rock You di Brian May e We Are The Champions di Freddie Mercury. Siccome le conoscete tutti, della prima vi dirò che nel video, girato nel giardino di casa Taylor assieme a quello di Spread Your Wings, i Mitici hanno rischiato di restare congelati e Freddie, per non perdere le dita, si è fatto prestare i guanti da un roadie. Questo sì che è stakanovismo (e non vi faccio notare il numero di visite dei video):
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Di We Are The Champions, invece, vi posso dire che viene utilizzata in quasi ogni evento sportivo per coronare i vincitori, tranne nel rugby perché è uno sport che vuole insegnare il rispetto verso gli sconfitti, mentre nella canzone dei Queen si dice “no time for losers”.
In realtà Freddie, che ha composto il brano nello stesso periodo di Bohemian Rhapsody, non parlava affatto di atleti o calciatori, ma di se stesso, della band e della loro strada verso il successo… che non è stata proprio una “crociera di piacere”.
Sheer Heart Attack – come l’album del ’74 – è un segno dei tempi che stavano cambiando. È l’avvento del punk. E i Queen sono lì, a cimentarsi anche in questo nuovo genere che va contro la tradizione regale. La canzone termina in modo brusco perché, si dice, era finito il nastro: cose d’altri tempi!
Dopo questo salto nel punk, troviamo, a distanza siderale, un’intro di pianoforte che, se vi fosse stato inciso un testo, sarebbe stato: “Memories, my memories, How long can you stay To haunt my days”. È una dolcissima canzone di Brian, dedicata al suo gatto: All Dead, All Dead. Dal titolo, potrete brillantemente dedurre che il gatto non ha fatto una bella fine.
Ancora pianoforte per Spread Your Wings, forse la mia preferita dell’album, che conferma John come un ottimo autore, sia di musiche che di testi. Provare per credere.
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Altra canzone, altro autore, altro genere (ancora una volta). Per Fight From The Insight, Roger decide di virare verso il funk. E così anche Freddie, con Get Down, Make Love, che decide di sperimentare, oltre al testo porno, anche i famosi synth che, con l’arrivo degli anni ’80, prenderanno il sopravvento.
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Ma non vi sembra che in questa selva di generi manchi un po’ di blues? E allora, eccolo, con Sleeping On The Sidewalk, in cui Brian, senza troppe metafore, mette in musica la storia di tanti musicisti sfruttati dalle major e poi abbandonati sul lastrico.
E poi, un’altra novità: un salto nella musica latino-americana, con Who Needs You di Deacon. Che è proprio tanto carina. Così come It’s Late, una ballata hard rock, con tre strofe-scenari a mo’ di pezzo teatrale e un bridge, al suo interno un gran bell’assolo di Red Special.
Come dice il primo verso (“another party’s over…”), My Melancholy Blues è il brano perfetto da mettere alla fine di un party, quando si è rimasti in pochi, e pure un poco sbronzi, e non c’è più fiato per ballare, ma solo per dondolarsi un po’. Mentre scende quella triste sensazione di una bella serata che, però, è ormai finita…