Ammetto che da tempo sono convinto che Paolo Virzì sia l’unico grande erede di quella meravigliosa Storia della Commedia Italiana che ci ha resi tanto famosi nel Mondo.
E, salvo qualche piccolo scivolone, non ha mai tradito le aspettative.
Tutti i santi giorni è una bella commedia su una coppia, sull’armonia e l’alchimia che si può creare tra due realtà umane tanto diverse, quanto bisognose di trovare nell’altro quella parte complementare che stabilisca un equilibrio perfetto.
Con delicata, tenera attenzione alla fragilità dei due protagonisti, alla voglia di maternità, di realizzazione, di famiglia, Virzì realizza un piccolo film colorato di tutte quelle sfumature che normalmente caratterizzano i suoi film: la borgata, il popolo, il facile pregiudizio sulle apparenze, l’attenzione continua alla sfera più fragile e umana della storia.
Tutti i santi giorni, una sfida vinta da ogni punto di vista
Tutto raccontato anche con una splendida fotografia dai colori molto saturi, a volte viranti in tinte retrò, quasi a sottolineare i momenti della vita dei protagonisti da fermare come in foto ricordo.
Nonostante sia un film dalle forti note comiche, la sua attenzione alla fragilità dei protagonisti arriva a note anche commoventi, e la descrizione della evoluzione dei caratteri principali è così ben raccontata da rendere impossibile non immedesimarsi nelle loro vicende.
La sfida di Tutti i santi giorni viene vinta anche sul piano attoriale: con due attori pressoché sconosciuti al grande pubblico, intensi, perfetti; con una Federica Caiozzo (Thony), meravigliosa come attrice e come cantante, che oltre a regalarci una prima prova attoriale quantomeno interessante (tento di rimanere sul moderato), ha firmato una colonna sonora meravigliosa.