New York, l’uragano Sandy mette in ginocchio la grande mela
Seconda notte al buio a downtown Manhattan, la prima è stata durante l’uragano e non fa testo, questa seconda notte, invece, dà l’idea di quello che sarà il panorama dei prossimi giorni. Poche persone a piedi, qualche volenteroso pizzaiolo a lume di torcetta, diffusa sensazione d’irrealtà. Una trentina d’isolati più a nord ci sono ristoranti aperti, telefoni funzionanti, lampioni sfavillanti. Dalla trentesima in giù, invece, no.
Non si sa bene che fare a casa senza luce, senza rete, senza telefono, non resta che andare per strada con una pila e fare il giro del quartiere e poi rifarlo, fermarsi a mangiare la pizzetta, odiare/amare i palazzi della New York University che sono gli unici ad avere dei generatori di corrente ed hanno la luce, quella che illumina anche casa mia di riflesso, quel tanto che basta per non sbattere negli angoli ed individuare il bicchiere sul tavolo.
Non ho mai visto New York così buia. Scatta una sensazione di fratellanza con tutti quelli che incontri e con gli amici del palazzo con i quali si finiscono le provviste rimaste nei frigoriferi tiepidi. Se la mattina è tutto un su e giù per le scale per condividere latte e yogurt che stanno per scadere, la sera è l’ora dell’aperitivo collettivo: tartine al formaggio e vino sulle scale.
Divertente ed irreale. Si vede perfettamente l’Empire illuminato ed è fuori luogo. Non so per quanto tempo sarà divertente, al momento lo è.
Questo è un video del rientro nel village dopo aver passato il pomeriggio a lavorare altrove, in quell’altra città, quella che ha scoperto la luce elettrica, il telefono ed ha vissuto la rivoluzione digitale. Noi luddisti obtorto collo viviamo qua.
Dal blog di Marina Catucci: 232.7 Al Mattino