Dopo la bella notizia dal Malawi, sulla sospensione delle “leggi anti gay”, per la comunità LGBT arrivano pessime notizie da Nigeria e Uganda.
In Nigeria i legislatori hanno fatto un’ulteriore passo avanti per l’approvazione di una legge che ridurrebbe ulteriormente i diritti dei gay, vietando alle coppie omosessuali il matrimonio e lo scambio di effusioni e gesti d’affetto in pubblico. Durante il dibattito in aula, la leader di maggioranza nigeriana Mulikat Adeola-Akande ha detto che il matrimonio gay “è estraneo alla società e non deve essere importato”, mentre il leader di minoranza ha affermato che questo decreto rappresenta “una convergenza di diritto e morale”, poiché il matrimonio gay è “illegale e immorale”.
La legge, chiamata anche “Jail The Gays” e già approvata in Senato un anno fa, renderebbe il matrimonio gay punibile con 14 anni di carcere per le coppie e 10 anni per chiunque favoreggi tali unioni e anche per chiunque faccia mostra “direttamente o indirettamente” di relazioni omosessuali.
Inoltre, le organizzazioni LGBT saranno rese illegali e questo desta molta preoccupazione, poiché potrebbe mettere in pericolo i finanziamenti per le organizzazioni non governative che lottano contro l’AIDS.
Il disegno di legge che, come detto, è già stato approvato in Senato, ha superato martedì scorso una rilettura alla Camera e deve affrontare ora una revisione punto per punto, in data ancora da destinarsi, prima che il Presidente Goodluck Jonathan firmi per l’approvazione finale.
In Uganda, la Presidente del Parlamento, Rebecca Kadaga, in una lettera del 13 novembre, ha fatto pressioni perché la legge “Kill The Gays” venga votata prima della fine dell’anno, come “regalo di Natale” per chi l’ha sostenuta.
Questa legge prevede la distinzione del “comportamento omosessuale” in due categorie:
- “l’omosessualità aggravata“, per atti omosessuali commessi da una persona sieropositiva, oppure da un genitore o una figura autorevole, per la quale il trasgressore verrebbe condannato alla pena di morte;
- “il reato di omosessualità“, che comprende gli atti omosessuali, il coinvolgimento in un matrimonio omosessuale o il tentativo di commettere “omosessualità aggravata”, per il quale il trasgressore verrebbe condannato all’ergastolo.
In entrambi i Paesi, coloro che richiedono l’approvazione di queste leggi, non temono le ripercussioni minacciate da Cameron, Obama e altri leader occidentali, i quali si sono espressi più volte in favore dei matrimoni gay e hanno promesso tagli agli aiuti, nel caso in cui queste proposte divenissero leggi. Kadaga ha risposto così alle minacce: “Non accetterò intimidazioni o ordini di nessun governo al mondo, perché noi siamo indipendenti. Siamo ugandesi. Non siamo una colonia del Canada, né tanto meno un protettorato. […] Se promuovere l’omosessualità in questo Paese è il prezzo da pagare per avere gli aiuti, io credo che li non vogliamo. Non credo che vogliamo quegli aiuti”.