Cosa significa credere? Qual è il significato di fede? È da questo che Pi e il suo interlocutore partono, per un favoloso e incredibile viaggio indietro nel tempo e attraverso fatti che hanno dell’incredibile.
Del film Vita di Pi, tratto dal best-seller di Yann Martel, se ne parla da tantissimo tempo. Lo avrebbe dovuto girare Jeunet, ma il suo progetto venne bloccato dal lievitare dei costi di produzione.
La sfida era immensamente complicata e ardua: raccontare della vita di un ragazzino indiano, naufrago con una tigre. Ardua sia in termini tecnici che in termini di pubblico: la storia è tanto strana e difficile, da far dubitarne la resa in termini cinematografici.
Ang Lee credo abbia risolto il tutto in maniera eccelsa, realizzando forse il suo film più bello. In tutti i sensi.
Vita di Pi è in primis un immenso spettacolo per gli occhi: dalle prime scene si assiste a una fotografia ampia, limpida, avvolgente. Immagini di una bellezza raramente riviste sul grande schermo, si susseguono in un trionfo per gli occhi che non ricordo da tempo (consiglierei il 3D, utilizzato in questa pellicola in maniera magistrale). Gli sfumati nei flashback, le spettacolari scene in mare aperto, le oniriche riprese che confondono realtà con immaginazione, tutto in Vita di Pi funziona per immergere lo spettatore in questo immenso spettacolo e confondergli sufficientemente le idee tra reale e fantastico.
Niente è abusato, tutto ben dosato, anche l’effetto speciale è funzionale al film e non al voler colpire a tutti i costi (difetto frequente in Hollywood).
La cosa bella però è che, oltre alla splendida confezione, il film è ricco di messaggi, metafore, contenuti e richiami; uno di quei film così densi che potrebbe richiedere persino una seconda visione. È una grande storia sulla fede, sulle religioni, sul rapporto con gli animali, con la Natura (non solo in senso ambientale, ma anche con la propria natura umana), sul coraggio, sulla dominanza della nostra parte aggressiva, sul divino e sul razionale. Un film che continua a farti pensare e discutere fuori dalla sala cinematografica.
E per far questo, tutti i registri sono usati: l’avventura, la tensione, scene più leggere e ironiche, l’onirismo più alto.
Vita di Pi è un film da vedere e amare, e non vedere superficialmente.
…e sulla prima domanda, “cosa significa credere?”, ascoltate le parole di Pi, alla fine del film.