La legge anti gay, sostenuta dalla Presidente del Parlamento ugandese Rebecca Kadaga, non è stata votata a dicembre e la comunità LGBT cerca di approfittarne.
Frank Mugisha, attivista ugandese per i diritti dei gay, in dicembre ha detto al New Yorker: «Io penso che potrebbe essere votata presto, ne sono abbastanza convinto. Ma credo anche che il governo voglia tenere accesa la discussione sulla legge come distrazione. Sono molto irritato per come si sta comportando il nostro Parlamento – si stanno davvero mettendo in imbarazzo». La sensazione è condivisa: in un paese in crisi, al quale sono stati tagliati anche alcuni finanziamenti esteri, la legge anti gay sembra l’unico punto d’incontro su cui tutti i politici, sia di maggioranza che dell’opposizione, e l’opinione pubblica si trovano d’accordo.
Poiché c’è ancora la speranza di fermarla, gli attivisti si stanno dando da fare per sensibilizzare l’opinione pubblica, sia ugandese che estera. Su avaaz.org, una petizione internazionale per fare pressioni sui leader politici ugandesi ha già superato il milione di firme e punta al milione e 250mila.
Si legge sul sito:
«Dopo l’enorme appello globale dell’anno scorso [2011, ndr], il Presidente ugandese Museveni aveva bloccato la legge. […] gli estremisti religiosi in Parlamento sperano che la confusione e la violenza che regnano nelle strade possano distrarre la comunità internazionale e far passare inosservato il secondo tentativo di adottare questa legge piena d’odio. Possiamo dimostrare che il mondo ha ancora gli occhi puntati su di loro».
Un’altra petizione è stata lanciata su All Out, l’obiettivo è raggiungere 250mila firme e, anche in questo caso, fare pressioni sui politici ugandesi. In particolare sul Presidente Yoweri Museveni, che ha promesso di non firmare la legge e che è l’unico a poterla fermare con il veto, se il disegno di legge dovesse andare al voto in Parlamento, dove la maggioranza è assicurata.
Il problema, per chi lotta per i diritti delle persone LGBT, è che ci sono poche figure, ma importanti, che – neanche tanto implicitamente – supportano l’omofobia e questa legge. È il caso del Papa che non si è fatto scrupoli e, poco prima di Natale, ha dato la sua benedizione a Rebecca Kadaga, Presidente del Parlamento ugandese e strenua sostenitrice di “Kill The Gays”.