Prendete The Newsroom e ambientatelo a Londra. Poi portatelo indietro nel tempo, a metà anni ’50. Aggiungete una dose extra di morti sospette, spionaggio e relazioni extraconiugali a piacere. Lasciate amalgamare la sceneggiatura ad Abi Morgan (The Iron Lady).
Infine, fate produrre il tutto, senza fretta, alla Kudos Film and Television e avrete… The Hour.
The Hour è un telefilm della BBC2 (quattro volte nominato ai Golden Globes), il primo episodio è andato in onda nel luglio del 2011 ed è da poco terminata la seconda stagione. Come The Newsroom, narra le vicende dello staff di un programma di approfondimento giornalistico ma, soprattutto, ci mostra la nascita del giornalismo televisivo britannico e della stessa BBC, così come la conosciamo oggi. I protagonisti sono Bel Rowley, produttrice dello show, Freddie Lyon, giornalista e amico (?) di Bel, ed Hector Madden, il volto alla Cary Grant scelto per condurre il programma – interpretati rispettivamente da: Romola Garai (Scoop, Espiazione), Ben Whishaw (Ritorno a Brideshead, Skyfall) e Dominic West (The Wire). Insieme a loro: i tecnici, le segretarie, i superiori e i familiari, più o meno impiccioni. Sullo sfondo: la crisi internazionale del Canale di Suez, la corsa agli armamenti e il timore di un attacco nucleare.
La vita dello staff è dunque attraversata da morti misteriose, pedinamenti, cruciverba, storie d’amore e di sesso (prima stagione), collusione tra criminalità organizzata, politica e forze dell’ordine (seconda stagione) e ben contestualizzata nel clima di quegli anni, tra guerra fredda e neocolonialismo. Il comune denominatore delle diverse stagioni che compongono lo show è quello che può essere riassunto in poche, semplici, domande: quanto oltre ci si può, e deve, spingere per raccontare una storia? Quanto vale una notizia? La vita di una fonte o del giornalista stesso? Arriva un momento in cui è il caso di fermarsi? Freddie direbbe di no, Bel non sarebbe del tutto d’accordo. Chi dei due ha ragione lo scopriremo nella terza serie.
E se a tutto questo aggiungiamo l’ottima recitazione, l’attenzione al particolare e anche le scelte registiche interessanti (si vede distante un chilometro che non la girano gli americani), capite bene che è difficile resistere a The Hour.
L’unico difetto che ho trovato in questa serie – comune anche ad altri telefilm inglesi – è di saper dire in sei episodi da un’ora, ciò che gli americani raccontano in venti episodi da 40 minuti.
Insomma, una stagione dura troppo poco.