Qualche sera fa sono uscita con alcuni amici, non so bene come, ma sono arrivata a citare Ellen DeGeneres e uno degli amici ha risposto: «E chi è?». La ragazza che avevo conosciuto poco prima ha risposto al mio posto: «Ma come chi è? Non conosci la lesbica più famosa d’America?», al che già volevo saltarle addosso, poi ha aggiunto che le piace un sacco e l’adora e io volevo chiederle di sposarmi.
Sì, perché in Italia sono ancora tanti (gli etero) a non sapere chi è Ellen DeGeneres. Questo post è principalmente per loro e per le giovani lesbiche (teneri cuccioli d’uomo chiamati baby dykes) fan di Glee o Pretty Little Liars, giovani che non sanno che se in tv possono vedere Brittana, Quintana e altri accoppiamenti simili è merito anche, o soprattutto, di Ellen.
Ellen DeGeneres, la lesbica più famosa d’America
Ellen nacque il 26 gennaio del 1958 in Louisiana. A 13 anni si trasferì ad Atlanta, Texas, con la madre, la mitica Betty: attivissimo e fiero membro dell’associazione PFLAG (che è l’Agedo dei paesi anglofoni).
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Finito il liceo, Ellen DeGeneres si iscrisse all’Università di New Orleans, e tornò in Louisiana, ma dopo poco abbandonò gli studi e si diede ai lavori più disparati. Nel frattempo, iniziò a fare anche le prime esperienze come cabarettista e nei primi anni ’80 ottenne la prima tournée nazionale. Nel 1982 venne premiata da Showtime come la “persona più divertente d’America”.
Quattro anni più tardi, il debutto in tv nel programma The Tonight Show – starring Johnny Carson, ovvero l’antenato dei vari David Letterman e Jay Leno, andato in onda dal ’62 al ’92.
Nei primi anni ’90, Ellen DeGeneres iniziò la carriera di attrice televisiva con due sit-com, Open House e Laurie Hill, lavori che l’hanno portata ad avere una propria serie comica su ABC: Ellen (dapprima conosciuta come These Friends of Mine).
Questa è la serie che l’ha portata al successo e con questa serie è poi entrata nella storia LGBT. Ellen, la sit-com, andava in onda dal ’94 ed era alla quarta stagione quando Ellen – l’attrice e il personaggio – decise di fare coming out.
Il 14 aprile del 1997, dopo mesi di voci di corridoio e gossip, Ellen DeGeneres apparve sulla copertina del TIME con l’ormai celeberrimo titolo “Yep, I’m gay!”. All’interno del numero, un lungo articolo e una bella intervista.
Il 30 aprile dello stesso anno, anticipato da un’intervista con Oprah Winfrey, andò in onda The Puppy Episode. L’episodio è diviso in due parti: nella prima, Ellen Morgan affronta un (breve, per motivi comici) periodo di conflitto e poi finisce per accettare la propria omosessualità; nella seconda parte, la nostra eroina, su consiglio della terapista, fa coming out con i propri amici.
L’episodio rappresenta una pietra miliare nella storia della televisione: per la prima volta, il/la protagonista di una serie tv da prima serata era un personaggio gay. E qui diciamo tutti insieme: «Grazie Ellen DeGeneres!», perché senza di lei vivremmo ancora di subtext (che ci piace ancora parecchio, eh. Vedi Rizzoli & Isles).
Alcune curiosità su The Puppy Episode:
- Susan è interpretata da Laura Dern;
- la terapista di Ellen è interpretata da Oprah Winfrey in persona;
- nella scena all’aeroporto appare anche mamma Betty (è la signora con i capelli bianchi e gli occhiali);
- nella seconda parte, appaiono molti altri special guest, a partire dalla sigla con Melissa Etheridge e poi nella scena del supermercato;
- l’episodio fu il più visto di tutta la serie con 42 milioni di spettatori (per avere un paragone: la terza stagione di Game of Thrones ha avuto una media di 14 milioni di spettatori, circa).
Vi consiglio di guardare gli episodi in questione (e anche la serie intera, volendo) perché 16 anni fa si prendeva l’omosessualità come oggi, stesse critiche, stessi pregiudizi, e nella sit-com tutto questo viene preso in giro con intelligenza. Vedi, ad esempio, la reazione di Ellen nello scoprire che Susan è lesbica e pensava lo fosse anche Ellen:
E.: «Non ti accontenti di essere gay, vuoi anche reclutare altri gay!»
S.: «Già! Ora devo chiamare il quartier generale e dire loro che ti ho perso. Che peccato, proprio quando stavo per vincere il tostapane!»
Oppure prendiamo un’altra “critica” che ancora oggi viene fatta a chi si dichiara: «Essere gay oggi è un po’ una moda». E ascoltiamo cosa dice Joe in The Puppy Episode part 2, quando la compagnia di amici è nel locale per lesbiche: «It’s really fashionable being a lesbian now!».
Se ne deduce che essere gay è l’unica moda che dura da oltre 15 anni. Le camicie extralarge di colori improponibili, gli spallacci, i capelli frisée… persino i fuseaux sono passati di moda (salvo poi tornare in tinta unita col nome di leggins)! Tutto passa di moda, tranne essere gay. Gay va sempre e va con tutto. Come il nero.
Gay is the New Black, anzi no
Certo che andava di moda, infatti è proprio per questo che alcune società evitarono di comprare gli spazi pubblicitari di The Puppy Episode e di tutta la quinta stagione. Sempre perché era di moda, ABC ridusse la promozione della serie e impose l’etichetta Parental Advisory su tutte le puntate (per inciso: non c’è una scena di sesso in tutta la serie, ma si parla di gay e quindi…).
Senza soldi e senza telespettatori, la serie non venne rinnovata – nonostante l’apporto di due attoruncoli quali Emma Thompson e Sean Penn che apparvero interpretando loro stessi nell’ottava puntata della quinta stagione. Ecco, fossi in voi la guarderei.
Dopo la cancellazione del suo show, Ellen DeGeneres non lavorò più in televisione per circa tre anni e tornò alle origini con il cabaret. Il 23 aprile 2007, in un’intervista in occasione dei dieci anni di The Puppy Episode, Ellen venne a sapere che anche Laura Dern ebbe delle ripercussioni sulla propria carriera, dopo aver interpretato Susan nella sit-com. Immagino che ciò succeda quando qualcosa va di moda.
Nel 2000, Ellen interpretò la dolce metà di Sharon Stone in un episodio del film If These Walls Could Talk 2, diretto da quella che allora era la sua vera dolce metà: Anna Heche.
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Superato l’embargo televisivo, Ellen DeGeneres tornò con una nuova sit-com, The Ellen Show, che però non ebbe il successo sperato: venne cancellata prima ancora che andassero in onda tutti gli episodi. Sempre nel 2001, le fu affidata la conduzione degli Emmy Awards – che aveva già condotto in coppia con Patricia Richardson nel ’94. Lo show, rimandato due volte causa la vicinanza con l’11 settembre, andò in onda il 4 novembre e fu la rivincita di Ellen DeGeneres. Nella storia la sua battuta sugli attentati: «Cosa potrebbe urtare di più i talebani che una lesbica in giacca e pantaloni circondata da ebrei?».
L’anno seguente, Sara Warn fondò quello che sarebbe divenuto il sito per lesbiche e bisessuali più famoso al mondo, chiamato AfterEllen.com per ovvi, credo, motivi (una volta aveva una grafica migliore, giuro. Quella cosa nera e rosa non si può guardare, effettivamente). Esisteva anche la versione maschile di AfterEllen: AfterElton.com, ma quest’anno ha cambiato nome in TheBacklot.com.
Dieci anni di The Ellen DeGeneres Show
Nel settembre del 2003, per la precisione l’8, fece il suo debutto The Ellen DeGeneres Show. Il programma è un talk show, considerato l’erede di The Oprah Winfrey Show, per importanza, che va in onda ogni giorno per circa un’ora. In dieci anni ha vinto 32 Emmy per la fascia giornaliera e ha visto passare i più famosi attori e cantanti dei nostri tempi, nonché Barack (nel 2008, ancora senatore) e Michelle Obama, la quale ha dimostrato com’è possibile avere quelle braccia meravigliose che il mondo le invidia.
Il 2003 è stato anche l’anno dell’uscita di Finding Nemo (Alla ricerca di Nemo), nel quale Ellen DeGeneres ha dato la voce a Dory, la pesciolina che soffre di perdite di memoria a breve termine, ruolo che l’ha portata a vincere un Saturn Award come migliore attrice non protagonista – prima e unica volta nella storia in cui quel premio è stato vinto da una doppiatrice.
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Dieci anni dopo, altra grande soddisfazione: l’annuncio del ritorno di Dory, questa volta come protagonista, in Finding Dory (che uscirà nel 2015). E, come dice Ellen, questo serva da lezione ai bambini: «Tutto è possibile, se siete pazienti e supplicate abbastanza a lungo in televisione».
Dopo le soddisfazioni in campo lavorativo, arrivarono anche quelle sentimentali. Nel 2004, infatti, ha inizio la lunga storia d’amore (© Gino Paoli) tra Ellen DeGeneres e Portia de Rossi – modella e attrice australiana, vista in Ally McBeal e Arrested Development. Quattro anni dopo, il 16 agosto 2008, le due convolarono a giuste nozze, salvo vedersi annullare il valore legale del matrimonio tre mesi dopo (vedi Prop 8).
La loro può essere considerata una fiaba moderna, con tanto di matrimonio osteggiato – se non altro perché l’Australia è stata scoperta nel 1606 e colonizzata dall’uomo bianco solo dal 1768… ah sì, e poi perché il lieto fine è arrivato due mesi fa, con la decisione della Corte Suprema.
Ma torniamo alla carriera: dopo aver condotto con successo due Grammy Awards (1996 e ’97) e quattro Emmy (di cui due da sola, nel 2001 e nel 2005), Ellen DeGeneres venne scelta per condurre la 79ma edizione degli Oscar che si tenne il 25 febbraio 2007. Quella serata fu per lei una consacrazione, tutti ne furono entusiasti tanto che venne nominata agli Emmy per la sua conduzione e quest’anno è stata richiamata, per la 86ma edizione (segnatevi il 2 marzo P.V., se volete guardarla in diretta).
Insomma, nella sua trentennale carriera, Ellen DeGeneres è riuscita ad essere una grande cabarettista, attrice, doppiatrice e conduttrice. Inoltre è apparsa, nel corso degli anni, in una puntata di Will & Grace, in una di Sesame Street e in una dei Simpson. È stata giudice nei programmi American Idol e So You Think You Can Dance ed è diventata punto di riferimento del movimento LGBT, in particolare L (che sta per lesbiche, se ancora non lo sapete). Nel 2007 è stata inserita da Forbes nella lista delle 20 donne più ricche del mondo dello spettacolo e nel 2010 era in quella del TIME delle 100 persone più influenti.
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Per tutti questi motivi, l’anno scorso Ellen ha ricevuto la sua stella sulla leggendaria Walk of Fame di Hollywood e per questi motivi tutti dovrebbero sapere chi è, inclusi gli etero e le baby dykes.