Pennac non è mai stato un autore particolarmente fortunato al cinema. Nonostante la sua più che prolifica produzione letteraria, sul grande schermo le sue opere sono apparse poco e con scarsa fortuna. Ci provò Patrice Luchini nel 1987 con La fata carabina, ma con scarso successo. Ci riprova ora Nicolas Bary partendo dal primo romanzo del ciclo di Malaussène Il Paradiso degli Orchi; con un cast di tutto rispetto, coinvolgendo la ormai (per fortuna) onnipresente Bérénice Bejo, forte di un periodo particolarmente fortunato sul campo internazionale, passando per Emir Kusturica fino ad una enorme attrice, caposaldo della grande scuola francese, che appare in un piccolo cameo alla fine del film (taccio sul nome per preservare la sorpresa).
Faccio subito mea culpa e ammetto di non aver letto questa fortunatissima saga (mi riprometto di recuperare presto!), e mi affido al giudizio di chi ha visto il film con me per poter dire che, nonostante la necessaria riduzione, ha rispettato l’opera originaria.
Il Paradiso degli Orchi è una deliziosa commedia gialla, narrata con quella leggerezza e quell’umorismo tipico del tratto di Pennac, e che forse solo l’attuale cinema francese ne può garantire il rispetto in termini di ritmo e atmosfera. I misteriosi eventi che avvengono all’interno di un grande magazzino (che ricalca, nella forma, il famosissimo “Samaritaine”) si intrecciano con delicata ironia tra le immagini oniriche che narrano l’aspirazione del protagonista e la tragicomica realtà. In compagnia di una splendida giornalista, Benjamin Malaussène, di professione “capro espiatorio”, insieme alla scalcagnata famiglia, cerca di risolvere il complicato enigma.
Sul finale la comparsa di un personaggio chiave nel futuro del ciclo fa sperare: ci saranno anche gli altri episodi? Francamente lo spero.
Naturalmente i gialli non si svelano, ma di sicuro posso rivelare che il film è una piacevole scoperta e una leggera ma intelligente alternativa a tante mediocri commedie, specie di italica origine.