As.Tro, associazione da sempre impegnata per difendere gli operatori del gioco lecito, ha seguito e segue da vicino la vicenda “Black Monkey” che è tornata a far parlare di sé e dei rapporti tra l’illegalità e la legalità. Praticamente quello che si vuole sottolineare è ciò che emerge dalla discussione del Pubblico Ministero di Bologna, che segue le indagini preliminari e rappresentante della pubblica accusa nel dibattimento “Black Monkey”: il rapporto tra i gestori, anche di casino online, che sono risultati acquirenti delle schede commercializzate dalle imprese sotto accusa. As.Tro sta seguendo questa vicenda con estremo interesse dato che riguarda il traffico illecito di apparecchi da intrattenimento sul territorio nazionale.
“Black Monkey” si trascina da tanto tempo perché ha coinvolto un numero inverosimile di personaggi, numero così elevato che ha impedito “all’Ufficio di perseguirli”: il processo ha assunto una dimensione tale da rasentare l’impraticabilità. Sembra impossibile, ma è proprio così. Emerge dal processo che, in ogni caso, il livello di consapevolezza che avevano quei gestori acquirenti delle schede che venivano pagate il 67% in meno di quelle lecite e questo si evidenzia da una serie infinita di intercettazioni che non lasciano alcun dubbio.
E poi se a quanto sopra si aggiunge che quelle schede “belle” venivano esclusivamente pagate a mezzo contante non fatturato, e questo succedeva almeno per il 50% degli importi, gli indizi cominciano ad essere importanti circa la consapevolezza di usare prodotti illegali. Secondo chi scrive questo è uno “spaccato assai triste” del settore che “spinge” affinché vengano subito effettuate delle riforme per tutelare l’operatore che non vuole avere nulla a che fare con l’illegalità, ma che quotidianamente paga le colpe di chi, invece, si rende complice nell’agevolare l’ingresso di materiale illecito sul territorio che è una sorta di “aggressione al circuito legale”.
Le schede illegali al 67% hanno circolato per oltre due anni e sono state immesse sul mercato producendo una lesione di immagine per il prodotto lecito ed una alterazione del mercato. E non solo, con questi prodotti illegali si è abbattuta la cultura della qualità del servizio di gestione, creando la percezione di indispensabilità del gestore per l’ottimizzazione di resa della postazione di gioco. Prima dell’inizio della vicenda “Black Monkey” nessuno poteva pensare od auspicarsi la fine del gestore in quanto anche qualche caso di disonestà individuale veniva circoscritto a pochi fenomeni.
Oggi, invece, la penalizzazione del gestore dei migliori casino online, in quanto ritenuto non più un elemento di punta della gestione di un apparecchio, si sta concretizzando e non è più una ipotesi così remota. Il gestore potrebbe piano piano sparire e non avere un suo ruolo nella filiera. Bisogna quindi ritornare ad alcune basi fondamentali. Il gestore deve ambire a restare sul mercato, come agente di controllo sul territorio, come un fattore aggiunto economico per il territorio, come prima prevenzione alla evoluzione tecnologica del mondo dell’illegale. Molti gestori sanno di avere “questa forza” e che si potranno imporre con credenziali importanti, mentre coloro che non hanno avuto alcuna remora ad entrare in contatto con certi fornitori non le hanno e vanno oltretutto considerati come artefici della messa a rischio di tutta la categoria di cui farebbero parte.