Nell’ormai lontano 2007 Francesco Corallo divenne famoso alle forze dell’ordine e ribattezzato dalla cronaca come “re delle slot machine” a causa di una fraudolenta vicenda che lo vedeva responsabile di una truffa ai danni dei Monopoli di Stato, alle cui casse erano stati sottratti circa 85 milioni di euro.
Una manciata di anni dopo, in questi giorni, il recidivo Lupin dei nostri tempi torna alla ribalta e sotto i riflettori con una nuova e ben più consistente accusa, che gli è costata l’arresto: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Le indagini del reparto Antimafia della Guardia di Finanza hanno infatti portato alla luce insoliti movimenti del miliardario catanese che, approfittando della concessione statale riguardante la gestione del gioco d’azzardo legalizzato che gli appartiene ormai da 10 anni, è reo di aver sottratto al fisco una cifra da capogiro che si aggira intorno ai 250 milioni di euro e di aver riciclato in giro per il mondo i proventi derivanti appunto dal mancato pagamento delle imposte su slot machine, vlt e gioco online.
La Scico della GdF ha dunque spodestato il re di slot e casinò, Francesco Corallo, tirandolo giù dal suo trono caraibico nell’isola di Saint Marteen per consegnarlo al tortuoso processo che lo attende, e già questo potrebbe dirsi un lieto fine se non fosse che l’intricata vicenda ha portato alla luce risvolti inaspettati, coinvolgendo altri nomi noti.
Primo tra tutti l’ex parlamentare napoletano, prima di An e poi di Forza Italia, Amedeo Laboccetta che con i soldi sporchi e riciclati avrebbe finanziato la sua campagna elettorale nel 2008, ma anche il braccio destro di Corallo Rudolf Baetsen, strettamente collegato a sua volta a Sergio e Giancarlo Tulliani, suocero e cognato dell’ex Presidente della Camera Gianfranco Fini.
Proprio questi ultimi due avrebbero infatti consentito a Corallo di far uscire consistenti cifre dalle sue società offshore, per ripulirli e farli rientrare nei propri conti, mettendo a disposizione del suo fido scudiero Baetsen i propri conti segreti all’estero: presso la Compagnie Monegasque de Banque di Monaco, per Gianfranco; a Bruxelles invece, presso la Kbc Bank Nv, per Sergio Tulliani.
L’inchiesta della Procura di Roma ha dunque portato alla luce un intricato ma ingegnoso sistema di offshore caraibiche, insospettabili (o quasi) fiduciari esteri ed italiani alla corte del re delle slot machine e flussi di soldi in continuo movimento tra conti e depositi in giro per il mondo, decretando così la fine dei giochi per chi, proprio sul gioco, aveva fondato il suo impero. Ed è così che la ruota della roulette, per Francesco Corallo, smette di girare.