Il 2016, per quanto riguarda l’andamento infortunistico sul lavoro, è stato un anno tragico. Il fenomeno per anni si è contratto, fino al 2016 che sembra rompere l’andamento positivo fin qui registrato.
L’Assosciazione Nazionale Mutilati e Invalidi registra un incremento delle denunce di infortuni di circa 5200 unità, che vanno ad aggiungersi al dato del 2015 di 582.000 casi. Seguono lo stesso trend anche le malattie professionali, con un incremento del + 2,9%, portando la stima a quasi 56.000 unità.
Dal 2008 ad oggi le denunce sono raddoppiate e, in particolare, sono cresciute in modo spaventoso quelle collegate alle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico mentre quelle cosiddette “tradizionali” (respiratorie, ipoacusie da rumore, tumori e patologie cutanee) sono leggermente diminuite o comunque rimangono stabili.
Le morti bianche, fortunatamente, sono in forte calo, si parla di 145 unità in meno. Nel 2016 si sono registrati 935 casi di morti bianche.
Visto l’avvicinarsi della fine della crisi economica, l’aumento della produzione, dell’occupazione e degli infortuni, si instaura una correlazione tra aumento del monte-lavoro e quindi un aumento dell’esposizione al rischio.
Per tentare di rilanciare l’economia ci si concentra sulla riduzione dei costi, innescando così un’accelerazione dei ritmi lavorativi, dell’assunzione di personale temporaneo e spesso inesperto nell’utilizzo degli impianti. Qualsiasi elemento, di quelli appena elencati, incide negativamente sugli standard abituali e può generare situazioni ad alto rischio e pericolose per i dipendenti lavoratori.
A supportare questa tesi c’è il fatto che i segnali più evidenti di ripresa si stanno registrando principalmente nel settore manifatturiero, nei trasporti e nei servizi alle imprese, gli stessi nei quali si è registrato, insieme all’area metalmeccanica e quella di fabbricazione dei veicoli, un peggioramento nel trend degli incidenti nel luogo di lavoro. Nel settore dell’agricoltura invece, secondo i dati Inail, gli infortuni sono in netto calo.
Il dato Inail va però a scontrarsi con quello raccolto dall’Osservatorio indipendente di Bologna che dal 2008 registra i morti sul lavoro e i casi di infortunio, tenendo conto anche delle partite iva e delle altre posizioni lavorative (prestazioni occasionali), che spesso vengono escluse dalle statistiche ufficiali.
L’Osservatorio segnala addirittura un aumento dei decessi del 31%, considerando anche i casi di incidenti sul lavoro dove sono coinvolti i braccianti non assicurati e non risultanti nelle liste Inail.
Nel settore del trasporto e dell’intralogistica sono sempre più numerose le aziende che investono in sicurezza in quanto questi mercati sono molti esposti al rischio di infortuni e di malattie professionali.
La malattia professionale viene definita come “una patologia la cui causa agisce lentamente e progressivamente sull’organismo (causa diluita e non causa violenta e concentrata nel tempo). La stessa causa deve essere diretta ed efficiente, cioè in grado di produrre l’infermità in modo esclusivo o prevalente: il Testo Unico, infatti, parla di malattie contratte nell’esercizio e a causa delle lavorazioni rischiose”.
In questi settori la maggior parte delle malattie professionali o degli infortuni si verifica a carico della schiena o della zona lombare, che viene messa sotto sforzo in modo ripetitivo.
Per risolvere questo problema ci sono numerosi strumenti: i carrelli manuali, i transpallet, i carrelli elevatori e i carrelli 3 ruote elettrici.
Il carrello 3 ruote saliscale motorizzato è l’ideale per chi esegue consegne e ha uno spazio di manovra limitato: grazie ad un elaborato sistema a 16 snodi i saliscale elettrici sono estremamente maneggevoli ed agili. Riescono a portare merci fino ad un massimo di 250 kg e sono gestibili da un unico operatore.
I carrelli elevatori invece sono mezzi più ingombranti, che riescono a sollevare a trasportare carichi più pesanti ma necessitano di un patentino di guida e di un ampio spazio di manovra.