La tricopigmentazione è una tecnica estetica che comporta l’iniezione di un pigmento specifico nel derma per ricreare otticamente la presenza di peli in zone colpite da diradamento o calvizie.
A differenza delle macchine per il trucco permanente e delle macchine per i tatuaggi, l’apparecchiatura per la tricopigmentazione è stata specificamente sviluppata per lavorare solo sul particolare tipo di pelle, quello del cuoio capelluto, ed ha quattro funzioni per trattare le diverse zone, rispettandone le caratteristiche. È essenziale concentrarsi su questo aspetto per evitare danni alla pelle, specialmente nella zona parietale ed occipitale, aree del cuoio capelluto dove la pelle è più delicata e sottile ed il pigmento può quindi diffondersi più facilmente.
L’ago utilizzato nel processo di tricopigmentazione è diverso da qualsiasi altro ago: ha infatti una struttura specifica, che permette al tecnico di rilasciare sempre la stessa quantità di pigmento alla stessa profondità, ottenendo punti perfetti senza il rischio che non si espandano.
A differenza dei tatuaggi, la tricopigmentazione è una tecnica con effetto temporaneo. Il motivo per cui generalmente non viene adottata una tecnica permanente è che le caratteristiche morfologiche tendono a trasformarsi o modificarsi nel corso degli anni e chi si sottopone al trattamento deve avere la possibilità di decidere se continuare con ulteriori sedute o fermarsi, come deve essere libero di scegliere se modificare i dettagli, passando ad un effetto rasato o ad un effetto densità.
Il pigmento utilizzato nella tricopigmentazione è composto da particelle microscopiche, caratteristica che consente all’organismo di riassorbirlo in un periodo di tempo che varia da 2 a 3 anni. Il cosiddetto pigmento “Universal Brown” ha un colore grigio cenere, che è il colore tipico di un capello appena spuntato dal follicolo.
Avrete notato che col passare del tempo i tatuaggi tradizionali possono prendere quel colore bluastro o verde; nella tricopigmentazione questo non può avvenire. La peculiarità principale di questo pigmento, che lo rende unico, è il fatto che il suo colore non cambia. Esso non diventa blu o verde, e in effetti si affievolisce gradualmente senza lasciare residui, macchie o macro-punti.
Vediamo quali sono in generale i casi in cui la tricopigmentazione può intervenire.
- Alopecia androgenetica o calvizie comune: è un diradamento della parte fronto-occipitale dei capelli, dovuto alla miniaturizzazione di tipo androgenetico. Come tipo di alopecia è la più frequente: colpisce uomini e donne di ogni etnia, con diversa intensità.
- Alopecia areata: è una patologia in cui la repentina caduta dei capelli, o di altri peli del corpo, si manifesta tipicamente a chiazze glabre o aree, da cui il nome “areata”. Solitamente le prime chiazze si manifestano nel cuoio capelluto.
- Alopecia cicatriziale: è una forma di alopecia definitiva, con scomparsa del follicolo e della papilla germinativa.
- Autotrapianto: quando la quantità di capelli trapiantati non ha prodotto una copertura soddisfacente.
- Alopecia da trazione o traumatica: conseguenza di trazioni ripetute sui capelli che, protratte nel tempo, possono provocare danni irreversibili (extension, bigodini, trecce, messa in piega, permanente) o traumi fisici come scottature o lesioni da pressione.
In conclusione, la tricopigmentazione può essere un buon rimedio per tutte quelle persone che hanno problemi di calvizie e che non vogliono ricorrere alla chirurgia estetica.