Meno carne e più cibi alternativi nella dieta non solo per mantenere il peso forma, ma anche per ridurre i gas serra, ovverosia per abbattere tutte quelle emissioni che risultano essere dannose per l’atmosfera, e per evitare pure un eccessivo sfruttamento del suolo. Questo è quanto, tra l’altro, raccomandano i ricercatori dell’Università di Edimburgo attraverso uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Global Food Security, che mette a confronto l’impatto ambientale legato alla produzione e al consumo di carne rispetto invece ai benefici legati al consumo dei cosiddetti cibi alternativi.
Gli esperti, in particolare, ritengono che sostituendo la carne con il consumo di insetti, per esempio larve e grilli al posto di bistecche e spiedini, il contributo nella lotta ai cambiamenti climatici sarebbe rilevante. Più sostenibile, a livello ambientale, è secondo i ricercatori anche l’adozione di regimi alimentari con più uova e pollo e meno prodotti animali a base di carne di maiale e di manzo. E in generale ricordiamo che l’eccessivo consumo di carne è comunque da evitare privilegiando, invece, il consumo di frutta e verdura che mantiene in salute e che fa vivere più a lungo. Inoltre, considerando gli estrogeni vegetali, per le donne il consumo regolare di frutta e verdura equivale tra l’altro ad assumere cibi per aumentare il seno fino ad una taglia.
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D’altronde per il consumo di carne in tutto il mondo, e nello specifico per i pascoli, si vanno ad utilizzare vaste porzioni di terreno che potrebbero essere liberate. Stando allo studio dei ricercatori dell’Università di Edimburgo, dimezzando il consumo di carne animale si andrebbe infatti a liberare su scala globale una porzione di terreno ampia per superficie pari a ben 70 volte quella del Regno Unito. Ecco perché, rispetto alle carni animali, è bene privilegiare il consumo a tavola di proteine vegetali come quelle contenute nei legumi che sono indicati anche per l’aumento del seno proprio per la presenza di fitoestrogeni e di nutrienti a partire dai fagioli e passando per le lenticchie e per i piselli.
Nel dettaglio, i fitoestrogeni possono essere sostanzialmente classificati secondo tre categorie, gli isoflavoni, i cumestani e i lignani. È possibile trovare gli isoflavoni nei ceci, nelle lenticchie e nei piselli, mentre i cumestani sono presenti anche nel trifoglio e nell’erba medica. I lignani si possono trovare invece nel germe di grano, nel frumento, nel riso, nella crusca, nel luppolo, nei semi di lino e anche nell’olio di oliva. Fornendo un’azione di controllo sulle fasi del ciclo cellulare, l’assunzione di fitoestrogeni nell’organismo genera molteplici effetti positivi, sul cuore, sul sistema immunitario e sulla fertilità.