C’è un modo per vivere felici e senza stress? Questa è la domanda che ci poniamo un po’ tutti, quasi ogni giorno. Siamo alla continua ricerca del “segreto della felicità”, ma spesso non riusciamo a trovare le risposte giuste e non arriviamo a una soluzione che ci soddisfi.
Ecco, allora, che ci viene in aiuto il coaching.
Ma cos’è, questo coaching di cui si parla sempre più, anche in Italia? Ce lo dice www.sereniefelici.it, il sito italiano che si occupa di fornire servizi di coaching personalizzati e un’informazione scientifica, per permetterci di vivere meglio.
Sul sito si legge che “il coaching è un intervento non terapeutico che si sviluppa come conversazione tra il cliente e il coach” e che “il vero coach è fermamente convinto che ogni essere umano sia unico e che abbia in sé già tutte le risorse necessarie per raggiungere i propri obiettivi”, e ancora che “il coach ascolta il cliente e stimola i suoi ragionamenti con domande mirate, senza alcun giudizio o pregiudizio, senza alcuna interpretazione e nella più totale trasparenza”.
Sembra interessante. Entriamo, allora, nel dettaglio.
Cos’è il coaching?
Il coaching si rivolge a tutti coloro che sono alla ricerca di risposte e soluzioni, a tutti coloro che hanno degli obiettivi di vita da raggiungere, per essere felici e soddisfatti. Come si evince dalla prima frase estratta dal sito di Sereni & Felici, “il coaching non è terapia o psicoterapia. Può essere di supporto in alcuni percorsi terapeutici, ma non è terapia, di per sé”.
Quindi, cos’è?
Il coaching è un metodo innovativo nato nella seconda metà degli anni Settanta che permette di trovare soluzioni alle problematiche più disparate. Si può andare, infatti, dal trovare una strategia per perdere peso ai metodi per comunicare meglio con i figli o i colleghi, dal capire come cambiare lavoro al come trovare il partner giusto. Per natura, infatti, il coaching è molto flessibile e si può adattare a mille problematiche diverse.
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Così, negli anni, sono nati diversi tipi di coaching: il life coaching (per chi vuole migliorare la qualità della propria vita), il love coaching (per problemi di cuore), il communication coaching (per migliorare la comunicazione sul lavoro e nel privato), il wellness coaching (per chi punta su un migliore stato di salute) e così via.
Bisogna stare attenti, però.
Come si legge anche in alcuni articoli pubblicati su Sereni & Felici, oggi si attribuisce il nome di “coaching” ad attività che nulla hanno a che vedere con il vero coaching. In rete si trovano motivatori, consulenti o personaggi improvvisati che si auto-attribuiscono l’appellativo di “coach”. Per questo bisogna fare attenzione e rivolgersi a veri professionisti.
Ma come si riconosce il vero coach?
Prima di tutto, occorre prestare attenzione alle qualifiche. Negli anni sono nate alcune federazioni internazionali che raggruppano coach professionisti sotto specifici codici deontologici.
Tra queste, la più famosa e rinomata è la International Coach Federation (ICF), che conta oltre 30 mila associati in 138 Paesi. Come spiega anche Roberto Tartaglia, fondatore di Sereni & Felici, nonché coach membro della ICF: «Diventare coach richiede una specifica preparazione teorico-pratica ed esperienza sul campo. Non ci si può improvvisare, o si rischia di fare danni anche seri. Noi di ICF siamo tenuti a rispettare un preciso codice deontologico che tutela i nostri clienti ed è indicatore di professionalità.»
Oltre alla federazione di appartenenza, un altro aspetto che caratterizza il vero coach è il metodo di lavoro.
Il coach non dà consigli, ma pone domande. Quindi, non ci si rivolge a un coach per chiedere cosa fare, come si farebbe con un consulente, ma per sottoporsi a una sorta di “interrogatorio” che aiuterà ad aprire la mente, ad accedere a quelle risorse interiori e a quelle idee che non sono mai state prese in considerazione e che non si sapeva neppure di avere.
Fare coaching, infatti, è un’esperienza illuminante che permette di prendere coscienza di quante risorse nascoste si abbiano. Le domande del coach, dette “domande potenti”, riescono a bypassare, a superare e ad aggirare i blocchi di pensiero, quelle distorsioni cognitive che ci limitano.
Come si legge sul sito di ICF Italia: “Il coaching è concepito per aiutare i clienti a incrementare le loro conoscenze e performance e migliorare la qualità della vita.”
E ancora: “Il coaching si concentra principalmente sul presente e il futuro. Non si concentra sul passato o sull’impatto del passato sul presente. Il coaching usa le informazioni del passato solo per chiarire la situazione presente. Far muovere il cliente in avanti non può dipendere da fatti del passato.”
Un approccio positivo e costruttivo, dunque. Ma come si supera lo stress con il coaching?
Lo stress
Prima di tutto dobbiamo chiarire cosa sia lo stress.
Lo stress è necessario, senza di esso non potremmo avere l’energia per affrontare la vita e affrontare pericoli e difficoltà, è una condizione naturale. Il problema sopraggiunge solo quando lo stress si trasforma in distress.
Il distress è il “lato oscuro” dello stress. Un sovraccarico che può causare effetti non da poco che vanno dalla stanchezza cronica alla mancanza di concentrazione, dal calo delle prestazioni a vere e proprie malattie psico-fisiche e a un indebolimento del sistema immunitario.
È importante, dunque, tenerlo a bada.
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Per farlo, è necessario prima comprenderne le cause. Ed ecco che ci viene in aiuto il coach con le sue domande. Roberto Tartaglia, infatti, ci spiega che «La maggior parte dei clienti arriva con un problema che causa stress. Andando avanti con le domande e con le sessioni, però, si arriva a problematiche e soluzioni sempre diverse. Questo perché i fattori stressogeni sono di varia natura e spesso non riusciamo a percepire da dove prenda origine il problema, sappiamo solo che ci fa star male. Purtroppo, a volte si ricorre a soluzioni estreme e distruttive, per far fronte allo stress, come l’uso di droghe, l’abuso di farmaci o scatti di ira che compromettono i nostri rapporti sociali e familiari. Ecco perché affrontarlo di petto e in modo costruttivo è fondamentale.»
Il coaching, in pratica
Vediamo, allora, nella pratica, come si svolge un percorso di coaching.
Un percorso di coaching mirato al raggiungimento di un obiettivo specifico non dura mai più di 8 o 10 sessioni, da svolgere una volta ogni 7 o 15 giorni, ci spiega Roberto Tartaglia.
Questo perché bisogna fare in modo che il cliente (detto anche coachee, in inglese) possa rielaborare quanto emerso nelle sessioni e applicare nella vita quotidiana le soluzioni che ha individuato.
È possibile che il cliente decida di intraprendere più percorsi di coaching per risolvere problematiche diverse, ma l’obiettivo del coach è quello di “educare” il cliente a trovare da sé nuove soluzioni, sulla base della filosofia “se vuoi sfamare un uomo, non offrigli del pesce ma insegnagli a pescare”.
Il coaching, ormai, è alla portata di tutti e, come accade anche con Sereni & Felici, può essere svolto persino online o al telefono e con costi modici. Dunque, vale la pena affidarvisi, anche perché gli effetti sono ampiamente comprovati.
Tanto per fare un esempio, già nel 2002, l’International Personnel Management Association pubblicò un resoconto, ripreso anche dal Financial Time, con dati che parlavano chiaro: la produttività lavorativa delle persone migliorava del 22% con la sola formazione e dell’88% con il coaching.
Perché, come disse Galielo Galilei: dietro ogni problema c’è un’opportunità.