Tre persone su cinque in Italia soffrono di parodontite, un’infezione dei tessuti gengivali che può provocare esiti orali anche gravi, esteticamente e funzionalmente fino alla caduta dei denti.
Una diagnosi precisa e tempestiva può limitarne l’insorgenza e addirittura arrestare il problema, ma il fattore tempo è cruciale.
Parodontite o piorrea?
La parodontite, detta anche periodontite o parodontopatia, in passato veniva chiamata anche “piorrea”, un termine che viene ancora molto usato, soprattutto nelle fasce più anziane della popolazione.
Il termine ancora più antico è “gengivite espulsiva”, che fa capire perfettamente l’esito che può avere la malattia: l’espulsione del dente.
È una malattia invalidante, con notevoli ripercussioni sociali e pratiche nella vita della persona che ne viene colpita. Pensiamo ai casi peggiori, quelli contraddistinti dalla caduta dei denti: si perde il piacere di sorridere, di mangiare, anche di aprire bocca in senso generale, per un misto di dolore e vergogna.
Ma non serve arrivare alle situazioni estreme per vedere gli effetti di questa patologia sulla vita sociale. Infatti, questa infiammazione acuta porta con sé alcune spiacevoli conseguenze, che se scoperte in tempo e lette come sintomi, aiutano a bloccare il decorso della malattia. Tra di esse, troviamo tutti i problemi legati alle gengive, come sanguinamenti, ascessi e recessioni gengivali, o il più generico dolore ai denti.
Hai l’alitosi? Potresti avere la parodontite
Il sintomo più fastidioso a livello sociale è però un altro: l’alito cattivo. Un’alitosi persistente è spesso la spia di un problema di parodontite, perché solo in una percentuale minima di casi, essa è dovuta a disturbi gastro-intestinali o tonsillari. Nella maggior parte delle volte, il “fiato pesante” è causato dagli stessi batteri che attaccano i tessuti parodontali e ne provocano l’infiammazione.
È proprio attorno a questo campanello d’allarme che si possono fare le diagnosi più accurate. Da oggi, infatti, esistono delle apparecchiature apposite per analizzare i gas presenti nella bocca dei pazienti. Una delle più efficaci è l’Oral Test, un brevetto giapponese di ultima generazione che effettua il cosiddetto test Gascromatografico. In pratica, rileva composizione e quantità dei singoli gas presenti all’interno della bocca, per stabilire il grado di salute della persona.
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Questa nuova tipologia di diagnosi si è rivelata efficace e non invasiva per riconoscere l’insorgenza di una parodontite. L’apparecchio dell’Oral Test è ancora piuttosto raro sul territorio nazionale, ma alcuni studi dentistici lo hanno già inserito nel proprio set di strumenti clinici. Tra questi, uno studio dentistico a Carbonia, a testimoniare come anche in Sardegna l’ottica della prevenzione si stia diffondendo.
Il grande merito di questo tipo di approccio, infatti, è scoprire l’inizio della malattia con grande anticipo rispetto alle tecniche tradizionali, in modo da poter agire in maniera preventiva, non invasiva e nettamente più efficace. Anche perché i primi sintomi possono comparire già all’età di 30 anni, e in alcuni casi, data la componente genetica della parodontite, manifestarsi anche prima dei 20.
Meglio quindi prepararsi per tempo, ricordando che più della metà della popolazione italiana è a rischio.