Come di consueto, la società di informatica Akamai ha diffuso le ultime rilevazioni sullo stato di diffusione di Internet in Italia, con analisi dettagliata di tutti i principali aspetti legati alla connettività, come velocità e modalità di utilizzo della banda larga nel nostro Paese. La fotografia che ne vien fuori descrive un’Italia che continua ad avvicinarsi alla Rete, ma senza ancora l’attesa “rivoluzione”.
Il report di Akamai
Andiamo a guardare in maniera più dettagliata i numeri evidenziati dal rapporto sullo stato di Internet realizzato da Akamai e aggiornato al primo trimestre 2017: l’Italia resta al decimo posto assoluto a livello mondiale per numero complessivo di connessioni alla Rete, con 17.108.083 indirizzi connessi alla Akamai Intelligent Platform. Un dato lievemente inferiore rispetto al trimestre precedente (meno 1,8 per cento, per la precisione), ma più alto di 2,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2016.
La velocità di connessione in Italia
Peggio vanno le cose sul versante della velocità media di connessione: nonostante un ulteriore scatto tra la fine del 2016 e il primo trimestre del 2017, il dato medio di 9,2 Mbps posiziona il nostro Paese appena al 61esimo posto al Mondo e al 28esimo in area Emea.
Eppure, lo dicevamo, a fine 2016 la velocità di connessione non raggiungeva neppure i 9 Mbps, fermandosi a 8,7; ma il +6,2 per cento in tre mesi (e addirittura 13 per cento su base annuale) non è stato sufficiente a scalare gradini in classifica.
Banda sempre più larga
La spinta in su alla velocità delle connessioni arriva anche (e soprattutto) dalle crescenti offerte da parte degli operatori, oltre che dall’apertura del mercato a nuovi brand in ambito tlc: dietro a Vodafone, Tim e Wind Infostrada, infatti, si stanno facendo largo anche le proposte di società come Eolo, che nei dieci anni di attività ha saputo ritagliarsi un ruolo sempre più importante nel campo della banda ultra-larga e di Internet senza limiti per il mercato residenziale e delle imprese.
Buone prestazioni
La diffusione di questi servizi ha consentito all’Italia di elevare anche l’asticella della media delle velocità di picco raggiunta nel trimestre in esame, che si attesta a 51 Mbps: vale a dire il 40 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma ancora poco per scalare posizioni (restiamo inchiodati al 74esimo posto a livello mondiale). Quasi otto linee su dieci, poi, hanno una velocità superiore almeno ai 4 Mbps (per la precisione sono il 79 per cento), con un leggero aumento del 2,2 per cento rispetto ai dati conclusivi di dicembre 2016.
Ancora dietro rispetto agli altri Paesi
Va ancora peggio se si considerano i dati di adozione della cosiddetta tecnologia high broadband, vale a dire quella di velocità superiore ai 10 Mbps: nel nostro Paese solo il 26 per cento di connessioni supera la soglia, mentre ad esempio in Svizzera ha prestazioni quasi esattamente “opposte”, con il 75 per cento di accessi ad alta velocità. E dire che, anche in questo caso, lo Stivale ha compiuto grandi progressi negli ultimi mesi: il dato delle connessioni high broadband è salito di 11 punti percentuali in appena tre mesi e di ben 47 punti rispetto al primo trimestre del 2016.
Nuovi record di traffico online
Insomma, i numeri dicono che in Italia qualcosa si sta muovendo, seppur a rilento. A livello mondiale, il report Akamai racconta che gli incrementi delle velocità di connessione e della penetrazione della banda larga stanno avendo effetti importanti anche sull’utilizzo della Rete, che ormai supporta livelli di traffico forse inimmaginabili fino a pochi anni fa. Il caso più celebre resta la cerimonia di insediamento del Presidente degli Stati Uniti nel gennaio di quest’anno, che ha fatto registrare stabilito nuovi record di traffico online dovuti sia all’elevato numero di spettatori che agli aumentati livelli di qualità dello streaming.