Si definiva “nera, lesbica e attivista politica, madre a 19 anni e femminista” la militante per i diritti umani e consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco, uccisa con quattro colpi di pistola alla testa la sera di mercoledì 14 marzo.
Era di ritorno da un incontro sui diritti delle donne afrobrasiliane, quando un’auto con a bordo i killer ha affiancato quella su cui viaggiava insieme all’autista Anderson Pedro Gomes – anche lui rimasto ucciso nell’agguato – e all’addetta stampa e consigliera del Partido Socialismo e Libertade (PSOL) Fernanda Chaves – rimasta miracolosamente illesa.
Una vera e propria esecuzione, come l’ha definita l’amico e deputato del PSOL Marcelo Freixo, avvenuta in pieno centro nella trafficatissima rua Joaquim Palhares, a Estácio.
Chi era Marielle Franco
Nata nel Maré, una favela situata a nord di Rio de Janeiro, Marielle Franco aveva 38 anni e una laurea in Sociologia. Era stata eletta consigliera comunale nel 2016 ed era nota per il suo attivismo in favore dei diritti delle donne, contro la violenza di genere, i narcos e contro gli abusi della polizia. In uno dei suoi ultimi tweet scriveva: “Ancora un omicidio che potrebbe entrare nel conto di quelli compiuti dalla polizia. Matheus Melo stava uscendo dalla chiesa. Quanti altri devono morire prima che finisca questa guerra?”.
Mais um homicídio de um jovem que pode estar entrando para a conta da PM. Matheus Melo estava saindo da igreja. Quantos mais vão precisar morrer para que essa guerra acabe?
— Marielle Franco (@mariellefranco) 13 marzo 2018
Le reazioni all’omicidio di Marielle Franco
La morte di Marielle Franco ha scatenato un’ondata di proteste popolari: centinaia di migliaia di persone hanno affollato le strade di Rio de Janeiro e di altre undici città del Brasile – come mostrano le immagini condivise da RaiNews – per manifestare contro l’efferato assassinio della giovane attivista.
Anche l’ex presidente brasiliano Lula ha espresso il suo sdegno rilasciando la seguente dichiarazione: “Voglio rendere omaggio alla famiglia di Marielle, combattente per i diritti umani, barbaramente assassinata la notte scorsa assieme al suo autista. Condanniamo con veemenza la mancanza di sicurezza che vive una larga parte della popolazione brasiliana e offriamo la nostra solidarietà alla famiglia e agli amici. Tutto ciò è abominevole, esigiamo che il governo di Rio e le forze armate rendano conto alla società, trovando i colpevoli. Se è stata la polizia, sarà ancora più facile scoprirli. Ci vuole molta solidarietà per sconfiggere questa violenza”.
Il presidente Michel Temer ha parlato di “attentato alla democrazia e allo stato di diritto“, mentre il governatore dello stato di Rio, Luiz Fernando Pezão, ha definito l’agguato come un atto di “estrema codardia”.
Intanto, Amnesty International ha rilasciato un comunicato in cui sollecita le autorità brasiliane affinché conducano “un’inchiesta immediata, esaustiva e imparziale su questo tragico omicidio” e identifichino i “motivi per cui Marielle Franco è stata assassinata“. “Il governo – ha dichiarato Jurema Werneck, direttrice di Amnesty International Brasile – non può stare a guardare quando i difensori dei diritti umani vengono uccisi impunemente”.