L’abolizione o la modifica della legge Fornero, ovvero la riforma delle pensioni, è uno dei punti fondamentali dei programmi elettorali di centrodestra e Movimento 5 Stelle. Ma se nei due schieramenti c’è chi l’ha definita più volte una “legge dagli effetti deleteri”, dall’altra parte c’è anche chi sostiene che questa abolizione sia irrealizzabile per mancanza di coperture. Ma cosa cambierebbe con l’abolizione della legge Fornero?
Legge Fornero: cosa prevede oggi
La legge Fornero, dal nome dell’ex ministra Elsa Fornero, è stata pubblicata a fine 2011, nel pieno della crisi economica, per rispondere all’Europa che chiedeva all’Italia un forte segnale in campo economico. La decisione ricadde sulla spesa che pesava maggiormente nel bilancio, ovvero le pensioni. Moltissimi italiani che erano arrivati ad un passo dal traguardo, si sono ritrovati improvvisamente a dover lavorare altri cinque/sei anni.
Fino ad allora l’età pensionabile era fissata all’incirca attorno ai 60 anni, con almeno 35 anni di contributi versati; per la pensione di anzianità invece era sufficiente avere una somma dell’età e degli anni contributivi pari a 96 (ad esempio un uomo di 61 anni che aveva versato 35 anni di contributi – 61+35=96)
Con la riforma delle pensioni firmata Fornero sono state abolite le pensioni di anzianità e il sistema quote. In pratica un lavoratore per andare in pensione oggi ha due modalità: la prima è quella del raggiungimento dei 66 anni (che diventeranno 69 anni nel 2019) indipendentemente dai contributi; la seconda (detta anche “anticipata”) prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di versamenti per le donne.
Cosa cambia se viene cancellata la legge Fornero? Quota 100 e Quota 41
La riforma delle pensioni è stata uno degli argomenti forti dell’ultima campagna elettorale. Da una parte i partiti che sono risultati vincenti la vorrebbero modificare o addirittura cancellare, dall’altra invece si guardano i numeri e l’enorme debito che l’intero paese accumulerebbe con l’abolizione.
Tra le proposte che sostituirebbero l’attuale legge in vigore c’è il sistema delle quote. Con la quota 100 si potrà andare in pensione quando la somma dell’età anagrafica e quella contributiva corrisponde a 100.
La quota 41 invece prevede il pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica.
In questi giorni di indecisione, in attesa di un nuovo Governo, in molti però analizzano i numeri. La stessa Ragioneria dello Stato ha stimato che l’abolizione della legge Fornero costerebbe circa 350 miliardi da oggi al 2060.