Un ritardo di accesso alle pensioni che potrebbe arrivare fino a quattro anni: è questo lo scenario ipotizzato dal segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, sugli effetti negativi che deriverebbero dalla riforma della quota 100.
Le categorie maggiormente colpite, secondo lo studio effettuato dal Servizio politiche previdenziali del sindacato, sarebbero quella dei disoccupati, dei lavoratori con disabilità (o che assistono familiari disabili) e delle donne con figli che prima dei 67 anni non potrebbero andare in pensione.
Novità pensioni: i rischi della quota 100
La situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente – dichiara Proietti – a causa dell’introduzione di alcuni requisiti eccessivi, come l’età minima a 64 anni o l’anzianità contributiva che di fatto non tiene conto degli effettivi contributi maturati dai lavoratori; a farne le spese sarebbero quindi perlopiù le donne lavoratrici e le aree del Paese che versano in condizioni di difficoltà.
Novità pensioni: no abolizione Ape sociale
Secondo Proietti, dunque, l’unica via percorribile, per cambiare in meglio la legge Fornero, è l’estensione dell’accesso alla pensione intorno ai 63 anni per tutte le categorie di lavoratori e la tutela di coloro che soffrono grossi disagi, riconfermando l’Ape sociale che – ricordiamo – resterà in vigore fino al 31 dicembre di quest’anno.
“Per essere davvero utile ed efficace – ha dichiarato il segretario della Uil – la quota 100 non deve essere sostitutiva della conferma dell’Ape sociale, misura che tutela i lavoratori in condizioni di grave difficoltà”.