Divorzio in Italia

Le statistiche presentate dal Censis nel Rapporto 2018, riguardanti la situazione sociale dell’Italia, hanno evidenziato un netto calo dei matrimoni e un aumento esponenziale dei divorzi.

I dati mostrano grandi differenze a livello regionale, con la Lombardia e il Lazio che sono ai primi posti per numero di divorzi – rispettivamente 15.717 e 8.238 – seguite dal Piemonte; mentre per quanto riguarda le separazioni cambia il terzo posto, occupato dalla Campania. Ovviamente la popolosità delle aree ha un peso, quindi non è una sorpresa trovare Milano e Roma sul podio per numero di divorzi e separazioni.

Il rito che segna il dato più significativo è il matrimonio religioso, che ha registrato addirittura un calo del 33,6% nei dieci anni dal 2006 al 2016, a fronte di un aumento del rito civile del 14,6%. Il rito civile rappresenta oggi quasi la metà del totale dei matrimoni celebrati in Italia.

Le separazioni segnano un aumento del 14%, ma il dato impressionante è l’incremento del 100% in dieci anni dei divorzi, complice anche l’introduzione del divorzio breve con la legge 55/2015, che prevede che in caso di divorzio giudiziale il periodo di separazione abbia una durata di 12 mesi e in caso di divorzio consensuale solo 6 mesi, rispetto alla precedente normativa che invece stabiliva ben tre anni di separazione prima di poter procedere con il divorzio. Questo allinea l’Italia con le normative del resto dell’Europa e snellisce i tempi per il processo, anche se non è stata introdotta la formula del divorzio diretto che prevede per le coppie senza figli di poter divorziare senza alcun periodo di separazione.

Durante e dopo il divorzio spesso le coppie si trovano a dover affrontare delicate situazioni anche a livello economico, che prevedono un corollario di norme non sempre semplici da capire, per questo è sempre meglio rivolgersi a esperti che possano fornire tutte le informazioni necessarie per portare avanti il processo. Cerchiamo intanto di fare chiarezza sulle questioni più comuni, come ad esempio gli alimenti e il mantenimento dei figli.

Alimenti e mantenimento: come si ottengono

Per quanto riguarda la prima questione, c’è da dire che gli alimenti devono essere sufficienti a garantire al beneficiario un tenore di vita decoroso. Per ottenerli, il beneficiario deve essere privo di redditi propri e il coniuge obbligato a versarli deve possederne a sufficienza, altrimenti non si potrà verificare alcun procedimento. Sia nel caso degli alimenti che per il mantenimento dei figli, non esiste una cifra standard che l’ex coniuge deve versare, ma è il giudice a stabilirla secondo diversi fattori. In caso di figli maggiorenni, il genitore che li ha in carico deve fare domanda per gli alimenti, mentre non è necessario quando i figli sono minorenni. Anche il figlio stesso, in caso non viva nella casa familiare, ma non è comunque indipendente a livello economico, può fare richiesta degli alimenti.

Ovviamente questo è un campo normativo molto vasto, ma molti siti come matrimonialistaroma.it offrono consigli e informazioni utili a capire come procedere per tutelare i propri interessi durante la causa. Questo perché le normative in Italia stanno cambiando e di recente sono state introdotte delle modifiche che riguardano tra le altre cose l’assegno divorzile, da non confondere con gli alimenti. L’assegno divorzile infatti deve assicurare lo stesso tenore di vita avuto durante il matrimonio, anche se la recente sentenza delle Sezioni Unite dello scorso 11 luglio ha stabilito che il diritto all’assegno verrà escluso nel caso in cui l’ex coniuge richiedente abbia i mezzi per poter condurre una vita autonoma e non abbia contribuito in maniera significativa all’aumento del patrimonio familiare. Per coloro che sono già divorziati, la sentenza non cambierà nulla, mentre per chi è separato si applicherà dal momento di inizio della causa di divorzio.

Visti i rapidi mutamenti sociali a cui assistiamo, ci si può aspettare che nei prossimi anni ci saranno ulteriori cambiamenti in questo campo, sia nelle statistiche che nelle normative.