Decidere di lasciare il lavoro in anticipo e andare in pensione prima del previsto sarà possibile, ma a quale prezzo? Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, che si affida elle simulazioni realizzate da Progetica (società indipendente di consulenza, specializzata nell’educazione e nella pianificazione finanziaria personale), il costo sarebbe piuttosto elevato. Chi deciderà di aderire a quota 100, il cui decreto verrà probabilmente approvato giovedì, subirà infatti una riduzione dell’assegno pensionistico che potrebbe arrivare fino al 30%; inoltre, si legge sul quotidiano, “la ricchezza pensionistica complessiva, cioè i vitalizi che saranno incassati in base all’aspettativa di vita media, potrà ridursi di oltre un terzo, pari a circa 185.000 euro per chi ne guadagna 2.000 netti al mese”.
Questo è insomma il prezzo che il governo giallo-verde farà pagare a chi avrà i requisiti per lasciare prima il lavoro e aderire a quota 100, che – ricordiamo – permetterà di andare in pensione fino a un massimo di cinque anni e quattro mesi di anticipo.
Ultime notizie pensioni: requisiti per aderire a quota 100
Tra i requisiti per poter usufruire di quota 100 vi è l’essere nati tra il 1952 e il 1959 e l’aver iniziato a lavorare tra i 20 e i 29 anni. La misura, al momento sperimentale, avrà una durata di tre anni, varrà quindi solo fino al 2021.
Al raggiungimento dei requisiti – almeno 62 anni di età e 38 di contributi – si prevederà una finestra di uscita di tre mesi per i lavoratori privati e di sei per i dipendenti pubblici.
Chi utilizzerà quota 100 non potrà cumulare la pensione con i redditi da lavoro, fatta eccezione per le prestazioni occasionali fino a 5.000 euro l’anno.
Insomma, il risultato sarà una pensione netta più bassa tra il 10% e il 30% rispetto a quella che si otterrebbe con le regole della tanto discussa riforma Fornero. La scelta non potrà quindi che essere personale e legata alle proprie condizioni di vita e lavorative.