Di recente ha fatto discutere, in ottica turistica, l’introduzione della tassa di sbarco nella città di Venezia: vale a dire un contributo economico che i turisti, desiderosi di entrare all’interno del perimetro del capoluogo veneto, devono sostenere per ottenere l’accesso all’area comunale. Non tutti sanno, però, che una tassa di tale tipologia esiste da tempo, e in Italia prende il nome di imposta di soggiorno.
Storia e generalità dell’imposta di soggiorno
L’imposta di soggiorno, detta comunemente tassa di soggiorno, è un contributo applicato in determinati comuni appartenenti al territorio italiano. Introdotta nei primi anni del XX secolo, l’imposta aveva finalità prettamente economiche finalizzate a sostenere l’economia della nazione: i turisti e le persone che intendevano soggiornare sul territorio italiano, e nella fattispecie in località di particolare interesse turistico e culturale, erano tenuti a pagare un contributo nei confronti del comune prescelto. Tale contributo sarebbe stato versato direttamente presso gli impianti all’interno dei quali i turisti avrebbero soggiornato, garantendo introiti maggiori per le strutture dedite all’ospitalità.
L’applicazione dell’imposta di soggiorno
Abolita nel 1989, l’imposta di soggiorno è tornata alla ribalta solamente nel 2009, portando con sé diverse novità per l’economia turistica. È stata la legge numero 42/2009 a segnare una svolta, reintroducendo a tutti gli effetti la tassa suddetta; legge a cui sono seguiti due decreti finalizzati a stabilire i comuni investiti dal provvedimento: in primis è stata la città di Roma ad essere interessata dall’applicazione dell’imposta, dando la possibilità alle strutture ospitanti della capitale di inserire la tassa di soggiorno sino ad un massimo di 10 euro a notte. Dopo il capoluogo laziale, l’applicazione dell’imposta si è estesa ad altre città dal forte richiamo turistico e culturale, tra cui Firenze, Torino, Siena, Vicenza, Verona e via dicendo. È bene specificare che ogni comune è libero di determinare il valore e le percentuali di imposta sulla base di fattori economici (aliquote) e di altra tipologia (periodo di soggiorno, localizzazione del comune).
Un software per la gestione dell’imposta di soggiorno
L’imposta di soggiorno trova applicazione in diversi comuni italiani, dislocati in regioni differenti: in Toscana, ad esempio, vale la pena citare città come Firenze, Fiorenzuola, Follonica, San Gimignano, Lucca, Pontedera e Poggibonsi, solo per nominare i comuni più noti; in Veneto troviamo località come Jesolo, Padova, Carole, Auronzo di Cadore; mentre in Emilia-Romagna segnaliamo Modena, Parma e Rimini. Per quanto riguarda l’applicazione della tassa, bisogna sottolineare inoltre come il calcolo del valore economico della stessa possa passare dall’utilizzo di software informatici appositi. Nello specifico, sul mercato esistono software per imposta di soggiorno in grado di calcolare in maniera dettagliata l’importo definitivo della tassa in questione. È il caso di PayTourist, software destinato direttamente ai comuni e utilissimo ai fini della gestione delle imposte turistiche. Grazie a PayTourist è possibile monitorare alla perfezione l’applicazione dell’imposta, potendo quindi regolamentare il settore e smaltire il lavoro degli enti comunali.