Vi è mai capitato di guardarvi allo specchio e sentirvi un po’ diversi dal solito? Come se mancasse qualcosa, ma senza riuscire a capire cosa. Oppure di non riuscire a ricordare di aver percorso la strada per andare al lavoro o quello che avete mangiato per pranzo. Queste esperienze hanno un nome, gli psicologi le chiamano esperienze dissociative.
Le esperienze dissociative sono comuni e non sono un sintomo di un disturbo. Si tratta semplicemente di esperienze in cui il nostro cervello ‘allenta’ alcuni meccanismi che solitamente procedono a braccetto.
Iniziamo dicendo che il cervello deve coordinare diverse funzioni, un po’ come un direttore d’orchestra. Deve riuscire a far lavorare assieme la parte dedicata al movimento, alla memoria, alla percezione, al pensiero, alle emozioni, ecc. A volte, però, qualche parte non riesce a stare al passo con il resto. Ecco che magari la memoria si allenta e non ricordate qualcosa. In alcune situazioni può anche essere un utile meccanismo di difesa. Molte persone che si sono ferite gravemente in qualche incidente, raccontano di non aver sentito nessun dolore in quel momento. Come se la parte della mente che elabora il dolore fosse disconnessa dalla coscienza in quel momento.
Nonostante sembrino fenomeni strani, la ricerca scientifica dice che sono estremamente comuni anche in chi non ha nessun problema. La dissociazione sembra essere un meccanismo insito nell’uomo.
Cosa succede però quando qualcosa va storto e da semplice fenomeno passeggero diventa qualcosa di cronico, grave e sempre presente? In questo caso possono nascere dei disturbi dissociativi. Il caso più noto e comune è quello del disturbo da depersonalizzazione. In questo disturbo si osservano problemi di depersonalizzazione e di derealizzazione.
Quali sono i sintomi della depersonalizzazione?
La depersonalizzazione appare come una ‘disconnessione’ da se stessi. Chi ne soffre dice di sentirsi come in un sogno, anestetizzato, come un attore che recita la sua vita.
Tra i sintomi della depersonalizzazione troviamo:
- sentirsi ‘vuoti’ o come uno ‘zombie’;
- sentirsi ‘irreali’ o all’interno di un sogno;
- sentirsi come un automa;
- non provare più nulla per le persone amate;
- osservarsi dall’esterno;
- sensazione di perdere il controllo del corpo, di ciò che si fa e di ciò che si dice.
Quali sono i sintomi della derealizzazione?
La derealizzazione, invece, appare come una ‘disconnessione’ dal mondo esterno. Chi ne soffre dice di percepire il mondo diversamente, di viverlo come diverso o anche ‘finto’.
Tra i sintomi della derealizzazione troviamo:
- percezione alterata delle luci;
- percezione alterata dei suoni;
- vedere sfocato o come ‘attraverso una lente’;
- sensazione che il mondo sia irreale;
- sensazione che il mondo sia cambiato;
- non sentire più familiare gli oggetti comuni, la casa ecc.;
- percezione che il tempo sia molto più lento o veloce.
A causa di questi sintomi chi soffre di depersonalizzazione inizia a preoccuparsi notevolmente, a provare ansia e a volte anche depressione. Una delle preoccupazioni più comuni è che ci siano dei danni irreparabili al cervello.
Cosa causa la depersonalizzazione?
La ricerca non è ancora stata in grado di rispondere in maniera esauriente a questa domanda. Quello che si sa è che molti casi sono diversi da loro. Non è come una malattia causata da quel virus in particolare, ma ci sono molti fattori complessi che giocano un ruolo. Due persone diverse quindi possono sviluppare la depersonalizzazione per motivi molto differenti.
In alcuni casi questi problemi possono nascere dall’uso di sostanze stupefacenti e in altri casi possono iniziare dopo un periodo di depressione. Anche la genetica può giocare un ruolo, ma solitamente marginale e non è mai una causa diretta. Con questo si intende dire che la genetica può rendere le persone più o meno predisposte a sviluppare questi problemi. La differenza poi la fanno sempre le esperienze e la vita di ogni persona.
Anche essere stato vittima di abusi o aver vissuto condizioni difficili nella vita può aumentare il rischio di sviluppare questi problemi ma anche problematiche di altro tipo.
Si può guarire dalla depersonalizzazione?
Gli esperti sostengono che sia possibile. Sia la terapia farmacologica che una terapia di tipo cognitivo-comportamentale sembrano essere gli interventi specializzati più efficaci.
La terapia cognitivo-comportamentale prevede un numero breve di sedute (10-20) nelle quali si studia il meccanismo specifico che mantiene il problema per il paziente. Dopodiché si iniziano a osservare e modificare alcuni pensieri e alcuni comportamenti. Lo scopo di questa terapia è rendere il paziente il suo stesso terapeuta in modo che riesca a cambiare il funzionamento della sua mente.
Queste terapie si basano sulla ricerca in psicologia e sono l’approccio più moderno disponibile. Prevedono l’utilizzo di specifiche tecniche sviluppate per aiutare i pazienti con questi problemi.