Il mercato dell’auto nuova in Italia è sempre stato trainato da poderose campagne promozionali con incentivi alla rottamazione. Negli ultimi anni il mercato è in una fase di stagnazione. La domanda è orientata sull’usato, con un atteggiamento resiliente nei confronti dell’auto di proprietà, grazie alla possibilità di reperire componenti per la manutenzione, come si può evincere nel dettaglio su il negozio tuttiautopezzi.it.
Le novità a gennaio 2020
Nel 2020 sono previste campagne orientate al green new deal, con incentivi dai 500 a 1.500 euro per la rottamazione a favore delle auto a “impatto 0” promosse dalla nuova finanziaria dello Stato.
Il settore dell’auto traina storicamente il PIL italiano, gli incentivi per la rottamazione del 1997 produssero un aumento di mezzo punto in più del prodotto interno lordo, molti esperti spingono per un analogo intervento.
Sintesi della proposta
- Introdurre un doppio scaglione d’incentivi, il primo fino alla cilindrata 1.3 e il secondo per cilindrate superiori.
- Gli incentivi, come nella precedente iniziativa, potrebbero essere doppi, uno riconosciuto dallo Stato e un altro, di pari valore, a carico delle case automobilistiche.
- L’incentivo dovrebbe riguardare solo la platea di auto con almeno 10 anni di vita.
In questi anni l’incentivo della rottamazione è stato alimentato con iniziative autoctone delle case produttrici, che non hanno avuto la stessa potenza e impatto sui consumi della primogenita iniziativa.
Il precedente
La prima fu una sorta di “cannone finanziario” con il quale lo Stato ha incentivato il cambio dell’auto obsoleta degli italiani.
Secondo alcune ricerche, in Italia c’è il parco auto più vecchio d’Europa e l’età media di ogni veicolo in circolazione è di 11 anni.
La vendita delle auto nel 2020 potrebbe calare del 20% rispetto all’anno precedente, segnando ulteriormente una deflazione del prodotto interno lordo, già in deficit del 4,5% dal 2007.
Il parere degli esperti
Con una campagna d’incentivi sulla rottamazione, si può arrivare allo svecchiamento del parco macchine, agendo così sul miglioramento delle condizioni dell’aria nelle grandi città, con ricadute concrete a lungo termine sull’impatto ambientale.
Utilizzando in modo sinergico gli incentivi governativi sull’elettrico e sull’ibrido, si possono incrementare le vendite dell’intero comparto che potrebbe crescere del 5% rispetto al 2019, con due milioni di auto vendute.
Gli indici macro economici e le opinioni dei maggiori esperti convergono sull’assunto che una campagna d’incentivi, come quella del 1997, oggi darebbe analoghi risultati in termini di un aumento delle vendite e di un maggior gettito per l’erario, stimabile in quasi un miliardo e cinquecento milioni di euro.
Cosa potrebbe accadere
La campagna andrebbe tarata alle attuali esigenze, con incentivi progressivi anche nell’ottica dell’emissione “0” di CO2.
Serve un intervento “muscolare” da parte dei governi per ringiovanire il parco macchine a favore anche delle auto a basso impatto ambientale. Questa transizione, epocale, dalle motorizzazioni tradizionali a quelle di nuova concezione va aiutata dalle case produttrici e in maniera visionaria dagli Stati che, finora, avrebbero solo posto delle limitazioni alle emissioni, senza alcun investimento strategico.
Serve una cospicua politica d’incentivazione, capace di svecchiare il numero di auto con motori poco inquinanti.