“Non bisogna commettere errori adesso. Nonostante sia arrivata la primavera siamo ancora nel bel mezzo della tempesta”. A mettere in guardia è il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Europa, Hans Kluge, che sottolinea: “Alcuni Paesi devono ancora vivere l’impatto più forte, mentre in altri c’è un momento di calma con il numero di nuovi casi di Covid-19 che diminuisce”.
Il rallentamento dell’epidemia in alcuni Paesi europei ha spinto infatti i governi a sviluppare i piani per la cosiddetta fase 2 e ad allentare alcune misure per ridare ossigeno all’economia. I numeri, però, ricordano che l’Europa nel suo complesso è ancora l’epicentro della pandemia: 90.000 morti, più del 65% del totale, e oltre la metà dei due milioni di contagi registrati in tutto mondo. Inoltre, “negli ultimi 10 giorni il numero di casi segnalati nella regione è quasi raddoppiato”, ha spiegato Kluge.
La normalità è tutt’altro che vicina in Gran Bretagna, dove il numero dei morti è tornato a salire, 861 in più in 24 ore, e i contagi hanno sfondato il tetto dei 100.000. Quanto alla Spagna, che per numero di casi è seconda solo agli Stati Uniti, è stato registrato l’aumento giornaliero di contagi più alto dal 9 aprile: il totale è quasi 183.000 con oltre 19.000 morti.
A preoccupare l’Oms sono anche i contagi tra i sanitari. “Su 300.000 test per il coronavirus effettuati in Europa, 1 caso di contagio su 13 riguarda gli operatori della sanità”, ha sottolineato Catherine Smallwood dell’Oms Europa.