Passare dalla Serie C a giocarsi lo Scudetto per poi esordire in Nazionale non è un’impresa alla portata di tutti. A maggior ragione se hai un fisico “normale” in un mondo di superatleti come è quello del basket odierno. Ma Marco Spissu, playmaker classe 1995 della Dinamo Sassari, ce l’ha fatta. E promette di non fermarsi più.
Nato a Sassari da padre allenatore e madre ex giocatrice, Marco Spissu ha il basket scritto nel Dna. E inizia a dimostrarlo fin da giovanissimo, trascinando la Sardegna nel trofeo delle Regioni 2010 (di cui è miglior marcatore) e alla vittoria dei Juex des Iles, giochi giovanili di rappresentative di varie isole di tutto il mondo. Quasi scontato che la Dinamo metta gli occhi su di lui e lo inserisca nel roster.
Prima di avere una chance nella squadra per cui ha sempre tifato, però, Spissu deve completare il suo gioco e inizia un lungo giro di prestiti che lo vede prima in Seconda Divisione a Bari e poi, dopo soli sei mesi, a Casalpusterlengo.
Qui inizia a mettere in mostra quelle doti da trascinatore e grande agonista che lo renderanno unico. Con i lodigiani vince il campionato Under 19 e si prende il premio di MVP prima di rimettersi in viaggio per Reggio Calabria e poi per Tortona. Nonostante le buone prestazioni individuali, però, i risultati di squadra non arrivano e Spissu sembra destinato a una carriera di secondo piano.
Ma la svolta è dietro l’angolo e coincide con la retrocessione in A2 della Virtus Bologna. Messo sotto contratto con le V Nere, il sardo esplode e diventa titolare inamovibile della squadra che conquisterà campionato, promozione e Coppa Italia di categoria.
Prestazioni importanti che convincono la Dinamo Sassari, ancora proprietaria del suo cartellino, a puntare finalmente su di lui. La prima stagione con la squadra del cuore è difficile e si conclude con la mancata qualificazione ai playoff. La seconda andrà decisamente meglio. Dopo i primi mesi altalenanti con Vincenzo Esposito in panchina, i sardi decidono di affidarsi a Pozzecco. E Spissu trova un secondo padre sportivo, diventando uno dei protagonisti del gruppo che metterà insieme una incredibile striscia di vittorie e che perderà la finale Scudetto soltanto a gara sette contro la ben più quotata Reyer Venezia. Nel mezzo, però, c’è una storica vittoria in Europe Cup, primo trofeo continentale della storia del club.
Spissu è finalmente pronto per coronare il suo sogno: quello di essere il playmaker titolare della squadra per cui ha sempre tifato. Promosso in quintetto nel 2019/2020 ha dimostrato di essere pronto per il massimo livello della competizione e in stagione ha regalato perle come la prestazione da 22 punti, 8 assist e 7 rimbalzi (in soli 28 minuti) nella sfida di Champions contro Torun.
La prossima tappa, quasi scontata, la Nazionale di Meo Sacchetti, alle prese con un importante ricambio generazionale. Il ruolo di playmaker azzurro è reso vacante dalla decisione di Hackett di lasciare la rappresentativa e Spissu si giocherà molto probabilmente la titolarità nei prossimi anni con Nico Mannion, giovane italo-americano e futura prima scelta NBA. Una sfida che non spaventa il sardo, che dopo anni di gavetta non ha paura di niente e può vantare dalla sua percentuali al tiro pazzesche (in stagione quasi il 50% da tre e il 96% ai liberi) e una energia impareggiabile su entrambi i lati del campo. Basti pensare che per le sue grandissime doti di ladro di palloni è stato paragonato a Mike D’Antoni, recentemente celebrato anche sulle pagine di pokerstarsnews.it, e spesso soprannominato “Arsenio Lupin”.
In più, il regista sardo, ha una dote che non tutti i cestisti hanno. Quella di saper inanellare strisce realizzative in pochi secondi di partita e di saper esaltare i propri compagni e il pubblico. Il classico giocatore “scintilla” che può rivelarsi fondamentale sia da arma tattica che da titolare. Fin qui Spissu ha messo insieme solo due presenze in azzurro, nelle gare di qualificazione a Euro 2021 con Russia (10 punti segnati) e Estonia (9 punti). Ma il conto è destinato a salire nei prossimi mesi.