Ora legale

Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre tornerà l’ora solare, le lancette degli orologi verranno spostate un’ora indietro e si dormirà un’ora in più. Oltre a ricordare questo appuntamento occorre ricordare la possibilità che questa potrebbe essere l’ultima volta.

Infatti nell’estate del 2018, a seguito di una votazione pubblica, il Parlamento Europeo ha stabilito l’abolizione dell’obbligo del cambio dell’ora. Questo significa che ogni paese potrà autonomamente decidere se impostare solo l’ora legale, solo l’ora solare o mantenere il cambio come avviene oggi.

La data utile per questo definitivo cambiamento sarà il 2021. Dovremo dunque aspettare la fine di aprile del prossimo anno per sapere se questa tradizione, in vigore dal 1966 se pur con alcune modifiche, sarà mantenuta o cambiata.

Cosa avviene in Europa

A favore dell’introduzione dell’ora solare sono i Paesi del nord Europa, come la Finlandia o la Polonia che, per questioni di posizione geografica, si trovano a contestare l’ora legale.

Mentre la Francia ha stabilito di mantenere l’ora legale per l’intero anno. L’Italia per ora ha chiesto di mantenere la situazione attuale, tuttavia trovandosi nel Sud Europa potrebbe godere di più luce grazie all’ora legale e sarebbe ancora in tempo per cambiare.

Pro e contro

A favore dell’ora legale c’è la questione economica poiché, guadagnando un’ora di luce si riducono i consumi di energia elettrica. Il dato è confermato dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, energia e ambiente, che sostiene un risparmio dello 0,2% sui consumi totali.

Una cifra considerevole, infatti guardando i dati a disposizione dal 2004 al 2017 l’ora legale ha permesso un risparmio di oltre un miliardo di euro.

Un nuovo problema

La libertà di scelta comporterebbe, per un viaggiatore europeo, il disagio di incontrare orari diversi nei vari paesi. Alcuni vedono in questo un problema per il mercato interno. I cambi continui potrebbero causare problemi di trasporti e comunicazioni con conseguente abbassamento di produttività e un aumento del costo per gli scambi transfrontalieri.