La Quota 100, sperimentata in questi tre anni, non sarà rinnovata al termine del 2021 e in alternativa il Governo sta valutando altre proposte come la Quota 102 e la Quota 41. Si tratta di soluzioni che potrebbero garantire un’uscita anticipata dal lavoro, ma con una riduzione dell’assegno mensile.
Riforma pensioni: Quota 102 potrebbe sostituire Quota 100
Quota 102 è una novità che potrebbe essere introdotta già dall’inizio del 2022 e prevede la possibilità di anticipare l’età pensionistica a 64 anni con almeno 38 di contributi. In questo caso, però, si potrebbe assistere a una riduzione dell’assegno mensile di almeno il 4% per chi decidesse di anticipare l’età pensionistica di un anno.
In altre parole, anche per Quota 102, così come accadeva con Quota 100, coloro che decideranno di uscire prima dal mondo del lavoro vedranno la loro pensione parzialmente ridotta, anche se l’età pensionistica sale da 62 a 64 anni.
Una penalizzazione che potrebbe risultare positiva se si pensa che la pensione di vecchiaia è prevista a 67 anni, ma esistono sempre degli aspetti negativi legati alla riduzione dell’assegno mensile.
Riforma pensioni: tutte le novità su Quota 41
Un’altra soluzione che il Governo sta pensando di proporre è quella della Quota 41, ovvero dare la possibilità di raggiungere la pensione dopo 41 anni di contributi, senza tener conto dell’età anagrafica.
Infatti, ad oggi, questa tipologia di pensione anticipata prevede, per gli uomini, la possibilità di richiederla con 42 anni e 10 mesi di contribuzione, mentre per le donne si fa riferimento a un anno in meno di contributi.
Anche in questo caso, però, non mancherebbero i tagli all’assegno mensile che potrebbero raggiungere anche il 10% se si decidesse di uscire dal mondo del lavoro almeno 3 anni prima. Quest’ultima è un’opzione che potrebbe essere concessa ai lavoratori precoci, ma naturalmente sarebbero esclusi coloro che hanno studiato oppure che hanno svolto diversi lavori saltuari.
Inoltre i sindacati hanno chiesto di estendere Quota 41 anche alla categoria dei cosiddetti lavoratori fragili, oltre a coloro che lavorano nel settore dei trasporti e della sanità che in questo periodo sono i più esposti al contagio da coronavirus.