Uno strano effetto della pandemia Covid-19 negli Stati Uniti è stato l’aumento esponenziale della vendita di armi. Nel periodo tra marzo e luglio la vendita è aumenta del 94%, mentre i controlli effettuati dall’FBI sui nuovi acquisti dimostrano che le vendite fino a settembre 2020 hanno superato ampiamente quelle di tutto il 2019.
Nel frattempo le aziende produttrici vedono i loro titoli volare in borsa, basti pensare che la Smith&Wesson ha avuto un guadagno del 130%.
Le grandi tensioni negli USA
Quest’incremento nelle vendite è dovuto sicuramente alle elezioni e al clima che si respira dopo le proteste BLM. Anche l’incertezza dovuta alla pandemia ha contribuito a rendere il 2020 un anno prolifico per l’industria delle armi, secondo i dati della National shootings sport foundation.
A settembre erano stati fatti 28,82 milioni di controlli delle generalità dei nuovi acquirenti, e di questi circa il 40% acquistava un’arma per la prima volta.
Mark Oliva, responsabile affari pubblici della Nssf, ha definito il 2020 come straordinario sotto molti punti di vista al punto che “anche i cittadini più rispettosi della legge hanno sentito la necessità di essere in grado di proteggere sé stessi e le loro famiglie”.
Le spinte all’acquisto di armi
Il periodo di maggior vendita è l’inizio delle tensioni razziali scaturite dalla morte di George Floyd a Minneapolis. Nelle otto settimane successive si è avuto un boom nelle vendite. Un ulteriore impulso l’ha dato la proposta del candidato oppositore del Presidente degli USA.
Si desidera introdurre il ticket Joe Biden-Kamala Harris, che è una tassa di 200 dollari e si prevedono anche controlli più approfonditi per coloro che vogliono comprare le armi d’assalto semi-automatiche.
In molti hanno quindi deciso di acquistare una nuova arma prima che queste restrizioni possano essere introdotte in caso di vittoria di Joe Biden.