Nuove e impressionanti osservazioni suggeriscono che il satellite abbia grandi riserve di ghiaccio che potrebbero essere fondamentali per le missioni con equipaggio sul satellite.
Era il 31 agosto 2018, quando un Boeing 747 su cui era montata “Sofia”, un grosso telescopio all’altezza della coda, percorreva il cielo con un’altitudine di circa 13.000 metri. A quella distanza è già possibile osservare lo spazio con una chiarezza impossibile per i telescopi terrestri, a causa dei disturbi nell’atmosfera.
Dopo più di due anni di analisi, le immagini prodotte in quel giorno vengono oggi pubblicate e confermano inequivocabilmente che c’è acqua sulla luna. Un altro studio mostra che l’acqua può essere presente su circa 40.000 chilometri quadrati del satellite, un’area praticamente doppia a quella della Lombardia. Questo può essere determinante nelle prossime esplorazioni lunari, che dovrebbero portare anche la prima donna sulla luna entro il 2024.
Acqua sulla luna: una vecchia ipotesi ora confermata
Già da diversi anni si è ipotizzato che ci fosse acqua sulla luna. Secondo gli ultimi calcoli, il Polo Nord del pianeta potrebbe contenere oltre 600 milioni di metri cubi di questa risorsa essenziale per gli esseri umani e per la vita. Anche il Polo Sud lunare potrebbe immagazzinare quantità di acqua ghiacciata. Il problema è che le osservazioni non erano conclusive: la luce infrarossa riflessa non ci permetteva di sapere se si tratta di acqua (H2O) o di gruppi idrossilici (OH).
Questa è una grande notizia per il futuro delle esplorazioni spaziali, perché la presenza di acqua, che andrebbe comunque “estratta” dalla superficie lunare, può determinare una grossa riduzione di costi in caso di missione sulla luna o su altri pianeti vicini. Secondo lo studio, l’acqua nel cratere Clavius non si trova in ampie zone di ghiaccio puro, ma in piccoli depositi accumulati sotto il terreno o intrappolati in cristalli prodotti dagli impatti di piccoli asteroidi. La sonda Chandrayaan-1 ha già rilevato il ghiaccio d’acqua ai poli lunari in aree non illuminate dal Sole.
“Non sappiamo quanto sia spesso il ghiaccio in questi depositi, ma se facciamo una stima ragionevole vediamo che le micro-trappole da sole potrebbero contenere circa 1.000 milioni di litri di acqua”, spiega Paul Hayne, astrofisico e ricercatore, il cui studio evidenzia l’importanza che questi depositi possono avere di fronte a alle “future missioni” umane sul satellite.
L’acqua sulla luna è esattamente come l’acqua sulla terra e potrebbe essere bevuta, dice Hayne, anche se dovrebbe essere prima filtrata, poiché potrebbe contenere mercurio e altri inquinanti. “Sarebbero necessarie nuove tecnologie per estrarre quest’acqua. Possiamo pensare a trattori robotici che levigano la superficie ed estraggono l’acqua dalle piccole vasche. Questo è qualcosa di molto diverso dal dover estrarre il ghiaccio da grandi crateri nell’ombra perpetua e profondi chilometri”, sottolinea.
La NASA ha annunciato di voler inviare astronauti al polo sud della luna a partire dal 2024 e sta prendendo in considerazione progetti per future basi lunari con grandi pannelli solari che illumineranno l’interno dei crateri in ombra ed estrarranno l’acqua accumulata in esse.
“Questa è un’ottima notizia”, spiega Didier Schmitt, coordinatore per l’esplorazione umana e la robotica presso l’Agenzia spaziale europea. L’agenzia sta collaborando con la NASA e altri paesi per costruire una stazione spaziale sulla luna e prevede di stabilire basi permanenti sulla superficie. “Ma è importante non lasciarsi trasportare dall’ottimismo e tenere presente che ci sono ancora molti passaggi intermedi da compiere prima di poter anche solo iniziare a mettere in atto questi piani”, avverte.