Per ottenere la pensione d’invalidità al 100% non basta l’accertamento da parte dell’INPS, ma bisogna soffrire di una malattia invalidante tra quelle previste dalla legge, per poter accedere a tale agevolazione.
Pensioni d’invalidità: patologie riconosciute
Le malattie a cui è riconosciuta una pensione di invalidità al 100% sono, per esempio, malattie cardiovascolari come aritmie gravi e senza pacemaker, cardiopatie gravissime, miocardiopatie o valvulopatie con insufficienza cardiaca gravissima.
Sono comprese anche tubercolosi polmonare con esiti fibrosi parenchimali o pleurici con insufficienza respiratoria e dispnea a riposo. A queste si aggiungono pneumonectomia con insufficienza respiratoria grave, ipotiroidismo grave con ritardo mentale, artropatia gottosa con grave impegno renale, diabete mellito complicato da grave nefropatia, ipoparatiroidismo non suscettibile di utile trattamento, iposurrenalismo grave, Alzheimer con deliri e depressione ad esordio senile, epilessia generalizzata con crisi quotidiane o plurisettimanali in trattamento, emiparesi grave o emiplegia associata a disturbi sfinterici, epilessia localizzata con crisi plurisettimanali o quotidiane in trattamento, sindrome cerebellare grave, afasia grave, paralisi cerebrale infantile con emiplegia o atassia, e, infine, sindrome extrapiramidale parkinsoniana o coreiforme o coreoatetosica grave.
A costoro, oltre alla pensione d’invalidità, che nel 2019 corrispondeva a 285,66 euro al mese per 13 mensilità, è riconosciuta anche un’indennità di accompagnamento pari a 517,84 euro mensili per 12 mensilità.
Pensioni d’invalidità civili parziali
Ci sono poi gli invalidi civili parziali, che hanno diritto all’assegno di invalidità se la riduzione della loro capacità lavorativa è compresa tra il 74% e il 99% e se non superano il reddito annuo di 4.906,72 euro. In questo caso, il contributo mensile è di 285,66 euro.