Pensioni

Uno studio svolto da Moneyfarm, in collaborazione con Progetica, evidenzia un danno ingente a discapito delle pensioni. La pandemia in corso, infatti, farà scaturire dei tagli agli assegni previsti per il sostegno del sistema pensionistico. Milioni di lavoratori, in Italia, raggiungeranno la pensione con metà dello stipendio, rendendo così “nulla” la continuità lavorativa dai 25 anni, in poi. Ancora una volta, saranno fortemente penalizzate le donne, che avranno il 20% in meno del compenso destinato agli uomini.

Il campione preso in analisi riguarda il 5% della popolazione italiana. Più precisamente, 3.251.626 abitanti. Uomini e donne, corrispondenti a varie fasce d’età (30enni e 60enni), raggiungeranno la pensione tra il 2027 e il 2062.

In questo range di occupazione, l’età prevista per la pensione è di 66 anni e 11 mesi; 72 anni, se si parla di trentenni. La media complessiva dei profili calcolati corrisponde a circa 1.337 euro netti mensili.

Pensioni: l’effetto della pandemia

Gli studi presi in esame si basano su aspettative positive, poiché si presuppone che la continuità lavorativa venga garantita.

I dati mostrati in piena emergenza evidenziano come il rapporto tra spesa pensionistica e Pil raggiungerà il 17,1% a fine 2020. Negli anni a venire rimarrà su questi margini, mantenendosi al 16%.

Il problema evidenziato da Raffaele Agrusti, cofondatore di Propensione insieme Giancarlo Scotti, non è relativo esclusivamente al quantitativo di pensione che si potrà ricevere.
Stando ad alcune dichiarazioni da lui rilasciate al Corriere della Sera, infatti, il problema principale è la data per la quale sarà possibile andare in pensione. Di conseguenza, a scopo preventivo, è fortemente consigliato “puntare” sul risparmio previdenziale, soprattutto per le generazioni nascenti.