Il Superticket sanitario è una tassa di 10 euro pagata dai pazienti per ogni ricetta con prestazioni diagnostiche e specialistiche. La scelta della sua applicazione è libera e decisa dalle Regioni che possono applicarlo in base al reddito.
Dal pagamento di questa tassa sono esenti: bambini o anziani membri di nuclei familiari con reddito non superiore a 36.150 euro all’anno; disoccupati; malati cronici o affetti da patologie rare; titolari di pensione minima o pensione sociale; invalidi civili, invalidi di guerra e invalidi per motivi di lavoro e servizio.
Cosa accadrà adesso
Dal primo settembre si pagherà solo il ticket ordinario uguale in ogni Regione e che varia solo a seconda della prestazione, ma che non supera i 40 euro. Dalle ricette per prestazioni specialistiche ambulatoriali sparirà la quota aggiuntiva prevista dal 2011.
Roberto Speranza, ministro della Salute, ha definito il superticket “un elemento di discriminazione e di diseguaglianza”, che limitava “l’accesso di tante persone al Servizio sanitario nazionale, quindi la sua abolizione è una vittoria per lo Stato, perché diamo modo a tutti di poter accedere, nel pieno rispetto del mandato dell’articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e come interesse della collettività”.