Continuano i vertici tra il Governo e i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni per decidere le prossime misure da adottare nel territorio italiano per far fronte all’emergenza coronavirus.
È infatti atteso per lunedì 2 novembre il nuovo DPCM contenente le ultime misure restrittive per limitare l’aumento dei contagi che, nell’ultima settimana, ha raggiunto il picco dei 30 mila casi e di quasi 300 morti al giorno all’interno del nostro Paese.
Coronavirus e lockdown: il no alla chiusura generalizzata
Guardando alla situazione generale, un secondo lockdown sembrerebbe sempre più vicino, anche se non mancano le richieste da parte di Regioni e Comuni per evitare una chiusura generalizzata o locale che sia.
In particolare, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha ribadito la necessità di procedere con misure restrittive locali e differenziate a seconda della situazione. Infatti, sempre secondo il governatore, non è possibile confrontare l’indice Rt di tutte le Regioni, in quanto varia il numero di tamponi effettuati e, soprattutto, il funzionamento del contact tracing.
Della stessa opinione è Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, che ha condiviso le parole di Zaia, sottolineando come un lockdown generalizzato potrebbe influire negativamente su alcune zone del nostro Paese.
“Non credo che il Paese possa permettersi un nuovo lockdown, così come sarebbe impossibile bloccare gli spostamenti tra regioni mentre l’Italia continua a lavorare e produrre”: sono queste le parole del governatore pubblicate sul suo profilo Facebook in merito alle ultime richieste.
Tra le misure proposte dalle Regioni, quindi, c’è quella relativa alla chiusura dei centri commerciali nel weekend, oltre che agli spostamenti limitati per gli over 70, una delle categorie più a rischio contagio.
Coronavirus: la Lombardia contraria al lockdown locale
Però, tra le Regioni, c’è chi invece ha preferito votare contro un lockdown locale, in quanto le misure devono essere uguali per tutti poiché l’incidenza del virus è la stessa in tutta Italia.
È il caso di Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, che in merito alla notizia di una possibile chiusura della città di Milano, ha così dichiarato: “Se fermiamo Milano, si ferma la Lombardia”.
Continua, quindi, il braccio di ferro tra il Governo e le Regioni: quest’ultime saranno riconvocate nella mattinata di lunedì 2 novembre per decidere insieme le misure che verranno inserite nel nuovo DPCM.