Torna Diabolik, adattamento cinematografico con protagonista Luca Marinelli, Miriam Leone nei panni di Eva Kant e Valerio Mastandrea in quelli dell’Ispettore Ginko.
I due cineasti Antonio e Marco Manetti hanno deciso di mandare a Gomboli, a lungo collaboratore delle sorelle Giussani (Angela e Luciana, fumettiste ed editrici creatrici nel 1962 dell’iconico personaggio) cinque pagine, sulla loro visione di Diabolik. Marco Manetti spiega su Ansa: “Ancora mi emoziono pensandoci, lui ci ha risposto che aspettava da 30 anni qualcuno che immaginasse così un film su Diabolik”.
Anni ’60, Clerville: “Ci siamo ispirati alla Milano tra gli anni ’20 e gli anni ’70”. Ci sono stati alcuni problemi nella scelta del cast ma tutto è andato come doveva andare: “Eva è venuta un po’ più automatica, perché eravamo da tempo fans di Miriam, ed è una Eva fantastica”. Infatti il film ha un tono alquanto ‘femminista’ poiché il fumetto è il primo che rompe i cliché, sono molte più le volte che Eva salva Diabolik piuttosto che il contrario: “Quando arriva Eva nelle storie di Diabolik ti immedesimi con il personaggio – sottolinea Antonio Manetti -. Attraverso di lei capisci perché Diabolik fa quello che fa. Non è cattivo e sadico, lo muovono l’anarchia e le sfide”.
Diabolik infatti è un assassino, non è un bravo ragazzo, come ricorda giustamente Gomboli, che aggiunge: “Viene riconosciuto dai lettori come degno di rispetto perché ha una sua etica”. Mentre i Manetti spiegano quale sia la chiave che fa amare tanto il personaggio dal pubblico: “Prende le sembianze e la vita di persone più tristi, più squallide, più negative di lui”.
Per tale ragione i due cineasti ammettono che è stato più lungo e difficile lavorare sui personaggi di Diabolik e Ginko: “A Marinelli abbiamo fatto anche un provino, è un attore eccezionale ma non era immediato vederlo Diabolik. Luca gli ha dato un’umanità profonda. Senti che quest’uomo freddo, glaciale, intelligentissimo e cinico, ha qualcosa dentro che gli ruggisce e anche Luca dice di averlo pensato come se avesse dentro una pantera“. Anche il Ginko di Mastandrea regala al personaggio “una sorta di disincantata e malinconica ironia”.