Con un secondo lockdown ormai alle porte, il Governo starebbe vagliando alcune soluzioni per fronteggiare la conseguente crisi economica, tra queste si fa sempre più forte l’ipotesi di una tassa patrimoniale.
Dopo le imposte sui grandi patrimoni e l’inasprimento fiscale sui redditi alti appena approvati in Spagna con l’ultima manovra di bilancio, aumenta la preoccupazione di una nuova stangata in arrivo anche in Italia.
Il presidente Conte ha prontamente cercato di rassicurare gli italiani sugli sforzi enormi che l’attuale governo starebbe compiendo per evitare un inasprimento fiscale; tuttavia questa comunicazione avrebbe accentuato le preoccupazioni a riguardo, soprattutto in vista di un secondo lockdown e sugli effetti economici che questo comporterebbe.
Nonostante il sostegno economico offerto all’Italia dalla BCE e gli aiuti stanziati con il Recovery Found, è ormai risaputo che il nostro Paese stia ricevendo parecchie pressioni per appianare gli squilibri fiscali e per ridurre il debito pubblico attingendo risorse dal settore privato mediante imposta patrimoniale.
Conti bancari e immobili nel mirino dello Stato
È altamente improbabile che venga messo in atto un prelievo forzoso dai conti correnti più abbienti, così come avvenne nel luglio del ‘92, in quanto questo tipo di misura è fortemente impopolare e genererebbe non poche opposizioni. Molto più plausibile, invece, l’aumento delle imposte sui conti sopra una certa giacenza (presumibilmente 50-100 mila euro): in questo modo lo Stato potrebbe facilmente raggranellare fino a qualche miliardo di euro.
Al vaglio anche la ri-tassazione delle prime case, nonché un incremento delle imposte sulle seconde abitazioni. Benché è improbabile una reintroduzione dell’IMU, Gentiloni avrebbe preso in considerazione la possibilità di legare l’imposta sulla prima casa al reddito del proprietario. Per quanto riguarda la tassazione sulle seconde case potrebbe essere rivista al rialzo mediante un aggiornamento dei valori catastali, ipotesi già al vaglio da qualche anno.