I cani potrebbero aiutare nella lotta contro il Covid-19? Secondo alcuni sì. L’olfatto dei cani è molto sviluppato e già oggi è utilizzato per scoprire malattie metaboliche e tumori con un’alta percentuale di successo che si aggira intorno al 95-97%. Questo tipo di attività avviene attraverso l’uso di campioni biologici, nel caso del Covid-19, però, si tratta di un virus attivo.
Tuttavia qualcosa si muove. Ad Helsinki, ad esempio, il fiuto di 16 cani viene utilizzato negli aeroporti dove i viaggiatori sono invitati a detergersi il sudore che viene fiutato da cani appositamente addestrati. Quando i cani segnalano una positività si sottopone il soggetto a tampone.
Il progetto italiano
In Italia il progetto che sfrutta il fiuto dei cani è stato annunciato al Forum Sistema Salute di Firenze e se ne sta occupando Onlus MDDI, Medical Detection Dogs Italy. L’idea è di seguire l’esempio Hannover dove stanno lavorando con il virus inattivo.
Si calcola che per l’addestramento dei cani anti Covid-19 i tempi non saranno molto lunghi. Aldo La Spina, il direttore tecnico di Mddi, pensa che potrebbe servire un mese di tempo: “Ad Hannover hanno addestrato i cani in 5-6 settimane, non è detto che anche noi non possiamo avere i cani pronti nel giro di un mese”.
E infine rassicura sul trattamento riservato ai cani: “La loro tutela è una priorità. I nostri sono cani da divano,bi proprietari li portano in laboratorio, fanno il loro lavoro, si divertono perché vengono compensati con coccole e bocconcini o con un gioco, e dopo 20 minuti, mezz’ora, tornano a casa. Facciamo grande attenzione al loro benessere”.