I tassisti incrociano le braccia per tutta la giornata di venerdì 6 novembre: auto ferme dalle ore 10 fino alle ore 22. Lo sciopero dei taxi sta portando scompensi e disagi in tutta l’Italia. Le manifestazioni si concentrano davanti al Ministero delle Finanze in via XX Settembre a Roma, di fronte al Ministero dei Trasporti e nelle maggiori piazze d’Italia.
Sciopero dei taxi: la protesta
Venerdì 6 novembre è stato indetto uno sciopero dei taxi dalle ore 10 alle ore 22 in tutta l’Italia. “Ci scusiamo con l’utenza, ma non abbiamo più nemmeno i soldi per il carburante”. Questa la frase scritta su uno striscione appeso alla stazione di Roma Termini.
Alla manifestazione hanno aderito le sigle Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Tam, Satam, Claai, Unimpresa, Usb taxi, Uritaxi, Uti, Or.S.A taxi, Ati Taxi e Associazione Tutela Legale Taxi.
“Siamo costretti a fermarci perché non abbiamo neanche più i soldi per il carburante – ha detto Alessandro Genovese, responsabile Ugl taxi –. Abbiamo trasportato per mesi medici e pazienti, abbiamo adeguato le nostre auto con paratie per il Covid, ci siamo comprati mascherine, guanti e gel a spese nostre dandole spesso anche agli utenti sprovvisti, ma ad oggi gli aiuti che ci sono arrivati sono davvero minimi. E in più lo Stato continua a chiederci le tasse. Così non si può andare avanti“.
Cosa chiedono i tassisti?
Gli effetti della pandemia sui taxi hanno aggravato un settore già colpito dalla crisi economica. Quello che chiedono i tassisti, quindi, è che lo Stato garantisca un sostegno economico adeguato come quelli previsti nel Decreto Ristori per le altre categorie produttive colpite dalla crisi.
“In un Paese nel quale si ha necessità di potenziare l’offerta di trasporto pubblico, non si può tenere ferme le nostre vetture mentre i tradizionali mezzi di trasporto sono sovraccarichi di passeggeri, con le negative conseguenze sanitarie che ciò comporta”, lamentano i tassisti. L’ideale sarebbe predisporre dei voucher da distribuire ad anziani e disabili.