Precursore il professor Giancarlo Visitilli, docente di letteratura del liceo scientifico Pietro Sette di Santeramo in Colle (Bari), che ha deciso di fare lezione “in presenza”, seduti in cerchio sul prato vicino la scuola. Oggi nasce il movimento ‘Schools for future’ contro la didattica a distanza.
Non hanno uno slogan particolare ma alcuni studenti, come Anita di Torino – scrive l’Ansa -, da giorni insieme all’amica Lisa e altre compagne di classe, si dirigono davanti alla propria scuola chiedendo di fare lezione in presenza. Sono diventate ormai il simbolo del movimento. Basta dedicare anche solo un’ora di didattica a distanza andando fisicamente a seguire le lezioni davanti alle scuole di tutta Italia, come segno di ribellione alla DAD. “Qualcosa è cambiato dopo questi giorni – spiega la ragazza che è rimasta visibilmente colpita della fratellanza dimostrata da altri ragazzi scesi in strada ‘a studiare’ come lei – c’è più coscienza tra gli studenti, ma anche nelle persone più grandi”.
Il movimento si è infatti intensificato, molti gli studenti torinesi davanti a gradini della propria scuola chiedono di più in questo periodo di emergenza sanitaria, bisognava dare più importanza alla scuola e ai suoi ragazzi del futuro.
“Siamo delusi dal comportamento del Governo, del ministero dell’Istruzione e dei Trasporti. Questa estate è stato fatto poco o niente. Secondo noi si sarebbero potute fare tante cose tra cui quel che avevano promesso come gli interventi di piccola edilizia, il cambio degli infissi all’interno delle classi, nei bagni. Noi in succursale abbiamo dei piani con due bagni per 180 studentesse”, racconta Alessandro Del Giglio, rappresentante d’Istituto del Liceo Gioberti.
“Noi siamo qui per dimostrare che gli studenti vogliono tornare a scuola, ma non senza sicurezza. Noi vogliamo la sicurezza dentro e fuori dalle scuole, vogliamo più sicurezza sui mezzi di trasporto, per le strade, vorremmo orari scaglionati e più impegno da parte dei ministeri competenti per cercare di trovare una soluzione. La soluzione non è lasciarci a casa in un letto tutto il giorno”, continua Alessandro ai microfoni di Torino Today.
“Alcuni non hanno i dispositivi adatti per studiare. Molti aspettano ancora i computer da parte della scuola per riuscire a non seguire la lezione da uno schermo. Alcuni non hanno la connessione e usano i dati del telefono che magari finiscono prima della fine del mese e a un certo punto non si possono più collegare“, conclude Alessandro che parla delle difficoltà della didattica a distanza per alcuni studenti e sottolinea soprattutto la mancanza del fattore umano “che nessuna rete wi-fi potrà dare”.
Schools for future: “La forza della scuola è la presenza”
L’iniziativa è stata organizzata dal Comitato Priorità alla scuola che si batte per le lezioni in presenza, per questo i ragazzi di Torino hanno chiesto a tutti gli studenti italiani di partecipare all’iniziativa, di far valere il loro diritto all’istruzione, hanno chiesto solidarietà in questo difficile momento il cui il coronavirus decide anche l’educazione scolastica.
Ilneo-maggiorenne Pietro, parla con l’Ansa dell’iniziativa insieme all’amico Simone: “Io e un mio compagno di scuola stiamo davanti al nostro Liceo Galileo a Firenze, ci siamo portati il telefono per fare lezione con le cuffie, ci siamo organizzati”, dimostrando agli studenti di tutta Italia che è possibile scegliere questa scuola per il futuro.
“Noi riteniamo che non si possa fare lezione a distanza a lungo: si può apprendere qualcosa ma l’istruzione è un confronto collettivo, seguire in classe è tutt’altra cosa. Per noi la didattica a distanza può essere un modo di stare fermi quando la didattica frontale è infattibile ma vogliamo garanzie che il prima possibile rientreremo in presenza, vogliamo tornare a fare scuola come è sempre stata pensata, la forza della scuola è la presenza“.