Il testo della Manovra 2021 è pronto e prevede alcuni cambiamenti, ma il Spi-Cgil già denuncia: “Si profila l’ennesima beffa per i pensionati italiani con il prolungamento del blocco della rivalutazione degli assegni”.
“Si fa riferimento nello specifico all’articolo 61 che prevede lo slittamento al 2023 del sistema di rivalutazione in vigore prima dei molteplici blocchi messi ripetutamente in atto dal 2011. Tale meccanismo doveva essere ripristinato dal 1° gennaio 2022 e avrebbe garantito un maggiore recupero del potere d’acquisto delle pensioni, fortemente eroso negli ultimi dieci anni”, hanno dichiarato.
“Ancora una volta si sceglie quindi di mettere le mani nelle tasche di una categoria che ha già dovuto pagare pesantemente le scelte politiche ed economiche dei vari governi che si sono succeduti. È un errore e una profonda ingiustizia, resa ancora più insopportabile perché fatta di nascosto e senza passare da alcun confronto con i Sindacati che rappresentano milioni di pensionati”, ha concluso lo Spi-Cgil.
Novità e conferme
Anche nel 2021 sarà possibile accedere all’Ape sociale, anche per chi non ha usufruito della disoccupazione per carenza del requisito assicurativo. Per le donne rimane Opzione donna, con la possibilità di andare in pensione al compimento dei 58 anni, 59 anni se autonome, ovviamente con ricalcolo della pensione.
Rimangono prorogate fino al 2023 le misure di perequazione automatica dei trattamenti che sono stati introdotti dalla manovra dello scorso anno. Per il lavoro in part time, ai fini del diritto alla pensione, verrà considerato il periodo di lavoro nel suo insieme.
I contratti di espansione professionali verranno prorogati per il 2021, i lavoratori con non più di 5 anni al conseguimento della pensione potranno godere delle agevolazioni all’esodo. La misura riguarda anche le aziende di qualsiasi settore con almeno 500 addetti e non più 1.000 come avveniva finora.