Lo scorso 11 novembre erano arrivate buone notizie per il Recovery Fund, il finanziamento europeo per il periodo 2021-2017 del bilancio dell’Unione Europea, dopo il risultato positivo del negoziato tra Consiglio e Parlamento europeo.
Oggi, però, le notizie cambiano rotta, infatti Polonia e Ungheria hanno posto un veto bloccando al Consiglio anche quell’accordo raggiunto a novembre sul Bilancio Dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027.
Le reazioni degli altri paesi
Le critiche a questa scelta sono state diverse, il presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber, ha dichiarato: “Lo stato di diritto non riguarda un Paese in particolare, né riguarda l’est o l’ovest. È neutro e si applica a tutti. Se si rispetta lo Stato di diritto non c’è nulla da temere. Negare all’intera Europa i finanziamenti per la crisi nella peggiore crisi da decenni è irresponsabile”.
E ancora: “Se Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski vogliono interrompere l’uso di questi fondi per tutti, allora dovranno spiegarlo ai milioni di lavoratori e imprenditori, ai sindaci e agli studenti, ai ricercatori e agli agricoltori che contano sul sostegno di questi fondi”.
Il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola ha twittato: “Il potere di veto è obsoleto per l’Ue e dannoso per chi lo esercita. O l’Europa unita si comporta da superpotenza di diritti e valori, o i singoli Stati perderanno nella competizione globale. Sosteniamo la mediazione tedesca, su NextGenerationEu e QFP non si può perdere tempo”.
La presidente della BCE, Christine Lagarde, si era espressa in maniera favorevole nei confronti del programma economico del Recovery Fund, elogiando l’azione comune dei vari Paesi, ed è ritornata sull’argomento dopo la presa di posizione dei due Paesi contrari dicendo: “C’è ancora molto lavoro che deve essere fatto, supporto che deve essere dato, e condizioni finanziarie da creare che siano le migliori possibili per supportare investimenti e finanziamenti delle banche. Ognuno deve fare la propria parte”.