Come ogni anno il 1° dicembre ricorre la Giornata mondiale contro l’AIDS, giornata nata per informare del pericolo del virus e per non dimenticare l’epidemia mondiale di AIDS dovuta alla diffusione del virus HIV che dal 1981 ha ucciso oltre 25 milioni di persone, diventando una delle epidemie più temute e catastrofiche del mondo. La stessa paura solo nel 2020, a causa della pandemia globale del coronavirus che a oggi ha portato 1,47 milioni di decessi nel mondo, conta 63,3 milioni di contagi.
Nessun vaccino o cura per l’AIDS
Nonostante il progressivo calo delle nuove diagnosi di infezioni dal 2012 (anche se restano elevate fra i giovani nella fascia dai 25 ai 29 anni), dato confermato anche lo scorso anno, i decessi rimangono stabili, intorno a 500 all’anno. Il Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità (Iss) nell’ultimo rapporto registra a dettagliatamente tali dati ma l’aspetto preoccupante è che non esiste tutt’oggi un vaccino o una cura per l’AIDS mentre per contrastare il coronavirus, in meno di un anno, sono stati realizzati diversi vaccini anti-covid.
Dopo quarant’anni dalla scoperta dell’AIDS ancora non si ha una risposta concreta alla cura, nonostante i progressi della scienza e della medicina. Certo, la malattia può essere tenuta sotto controllo e ci si può anche convivere ma non si è minimamente vicini a una soluzione. Secondo Wired, c’è un altro dato negativo alla lotta all’HIV: “Ben 6 diagnosi su 10 avvengono troppo tardi, in fase già avanzata della malattia, quando si è positivi da molto tempo”. Infatti in Italia, già dal 2017, sono sempre di più le persone che eseguono troppo tardi il test, quando la malattia è ormai conclamata e in fase avanzata. Infatti, i numeri specificano che un terzo dei pazienti effettua il test solo perché accusa sintomi o ha patologie correlate all’AIDS.
Le differenze tra il virus HIV e il coronavirus
Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma spiega che: “È molto più complicato trovare un vaccino efficace contro l’HIV – dichiara a Il Fatto Quotidiano –. I due virus hanno caratteristiche molto diverse. Quello dell’HIV, a differenza del nuovo coronavirus, ha un alto tasso di mutazione e risulta più sfuggevole all’immunità prodotta da un eventuale vaccino. Ce ne vorrebbero tanti, personalizzati, e comunque non basterebbero, perché l’HIV muta anche all’interno del singolo soggetto infettato tanto da esaurire la capacità di risposta del suo sistema immunitario”. L’infettivologo inoltre spiega che il virus HIV si integra con il genoma delle cellule risultando perciò meno riconoscibile, mentre il coronavirus si replica costantemente stimolando una risposta immunitaria specifica.
La medicina continua a sperimentare
“Sono in sperimentazione da un paio di anni, soprattutto negli Stati Uniti, delle terapie genetiche per estirparlo dal genoma cellulare mediante delle forbici molecolari create in laboratorio – conclude Andreoni –. I risultati sono soddisfacenti al momento, ma si tratta di tecniche molto sofisticate e poco utilizzabili in una terapia di massa”. In questa giornata particolare il telefono verde gratuito Aids e infezioni sessualmente trasmesse Uniticontrolaids (800861061) sarà attivo dalle 10.00 alle 18.00, mentre usualmente è attivo dal lunedì al venerdì dalle 13.00 alle 18.00.