Quota 100 è la misura previdenziale fortemente voluta da Matteo Salvini e introdotta dalle Legge di Bilancio per il 2019. Il sistema che permette ai lavoratori dipendenti e autonomi di andare in pensione con un contributo di 38 anni e un’età anagrafica di 62 anni pare non funzionare come previsto dai promotori della legge.
Infatti erano previste almeno 300mila richieste all’anno per tutto il triennio di sperimentazione che si chiude nel 2021, tuttavia le richieste sono state più basse, dall’inizio del 2019 sono state fatte 242.361 richieste di pensionamenti con Quota 100.
Per quanto riguarda le nuove pensioni anticipate con i requisiti di 42 anni (41 per le donne) e 10 mesi di contribuzione, le richieste sono state di 55 mila negli ultimi 4 mesi per un totale di 241.820 persone.
L’analisi dell’Inps
L’Inps ha dichiarato che a giugno le domande presentate erano solo 47.810, meno di un terzo di quelle accettate nel 2019. Pare chiaro il motivo per cui i lavoratori preferiscano continuare a lavorare piuttosto che scegliere l’opzione Quota 100, infatti la scelta di aderire a questa misura previdenziale implica una riduzione dell’assegno che può arrivare anche del 15%.
Nel bilancio di previsione di quest’anno, l’Inps ha calcolato un calo di 21 mila unità per i pensionamenti anticipati rispetto a quelli per raggiunta età. Tuttavia la situazione di crisi provocata dalla pandemia potrebbe far cambiare le cose.
L’analisi del Sole 24 Ore
Secondo Il Sole 24 Ore, per il 2021, le posizioni in esubero potrebbero aumentare e le ristrutturazioni aziendali potrebbero fare uso di sistemi di prepensionamento, tra cui Quota 100.
Inoltre ci si aspetta un nuovo picco di pensionamenti dal settore della scuola. La situazione non rosea di Quota 100 è stata presa in esame anche da una stima di Cgil che ha calcolato il numero di domande accolte, 113 mila contro le 327 mila ipotizzate all’inizio.