Nel Regno Unito è stata individuata una mutazione del virus Sars-Cov-2 denominata VUI-202012/01. La variante inglese del Covid, inoltre, sembrerebbe più contagiosa rispetto a quella normale e si starebbe diffondendo anche in altri Paesi del mondo (anche l’Italia ha isolato il primo caso).
Quali sono i sintomi della variante di Covid e come si può riconoscere? Cosa la distingue dal normale coronavirus?
Covid, scoperta variante dal Regno Unito
Il Regno Unito è rimasto blindato, non soltanto dall’Europa a causa della Brexit, ma da tutto il mondo. Dopo la scoperta della variante del Covid, gli inglese sono rimasti abbandonati. Moltissimi Paesi del mondo hanno sospesi i voli per il Regno Unito e tra questi anche l’Italia.
Sulla nuova variante del Covid, però, sappiamo ancora pochissimo: per esempio, pare sia in circolazione già dallo scorso novembre e pare si tratti di una forma più contagiosa rispetto a quella originale.
Inoltre, VUI-202012/01 – così è stata chiamata la mutazione del virus Sars-Cov-2 – sembrerebbe colpire molto i giovani e la sua diffusione sarebbe molto più rapida rispetto al coronavirus che già conosciamo.
Ma gli esperti rassicurano che il vaccino, in arrivo in Italia dal 27 dicembre, potrebbe proteggere anche da questa mutazione. Inoltre, esistono almeno 9 mutazioni del coronavirus, ma al momento ne conosciamo soltanto una.
Covid, variante inglese: i sintomi
I sintomi della variante inglese del Covid sono molto simili ai sintomi che si registrano nei pazienti positivi al virus Sars-Cov-2. In particolare, si potrebbero verificare: febbre, tosse secca e stanchezza o anche dolori muscolari, gola infiammata, mal di testa, congiuntivite, diarrea, perdita di gusto e olfatto, eruzioni cutanee o scolorimento delle dita delle mani e dei piedi.
In entrambe le malattie, inoltre, si registrano difficoltà respiratorie, dispnea, dolore o pressione al petto e perdita di parola o di movimento.
Come riconoscerlo?
Effettuando un normale tampone non è possibile individuare la positività o meno alla nuova variante inglese del Covid.
Infatti, come ha spiegato il genetista Federico Giorgi al Fatto Quotidiano, “il test molecolare si basa sul riconoscimento del Rna del virus. Quindi una singola mutazione può cambiare l’esito del test. Per questo bisogna aggiornarli continuamente in base alle mutazioni individuate“.
Tuttavia, ha proseguito l’esperto, “se aggiorniamo i test con le sequenze rilevate in altre parti del mondo, ma non sappiamo quali sono quelle prevalenti in Italia, non rileviamo più niente. Non a caso, la mutazione è stata rilevata proprio nel Regno Unito, che ha sequenziato più di tutti”.