Nella lunga intervista a La Sexta, il campione argentino Leo Messi lascia tutti sulle spine, soprattutto il suo Barcellona. “Non so se andrò via o resterò al Barcellona, aspetterò che la stagione finisca. Non ho niente di chiaro in testa”, ammette ‘la pulce’, che con i blaugrana gioca ufficialmente dal 2004, esordio in prima squadra contro l’Espanyol che lo rese il più giovane giocatore a esordire nella Liga (prima rete a soli 17 anni). L’attaccante inizia la sua carriera nella squadra spagnola all’età di 13 anni, giocando con la categoria Infantil B, Infantil A e Cadete A (200-2003) segnando un totale di 61 gol in 45 match disputati.
Messi pensa a finire la stagione
Il capitano del Barça, spesso paragonato alla leggenda e connazionale Diego Armando Maradona, il cui contratto scade il prossimo giugno, nella lunga intervista chiarisce che: “L’importante ora è pensare alla squadra, a chiudere bene l’anno, provare a raggiungere nuovi trofei senza farmi distrarre da nulla”, risponde il protagonista dei conflitti con il club blaugrana in estate, successivamente risolti (il presidente non era d’accordo al suo saluto). L’addio è forse stato solo rimandato dal fuoriclasse argentino, infatti, i rumors di mercato lo vorrebbero già verso Parigi al Psg o al City, ma Messi aveva ammesso che gli piacerebbe vivere negli Stati Uniti per cambiare campionato e vita, per concedersi un’esperienza diversa. “Non andrei mai né al Real Madrid né all’Atletico” dice Messi e nel caso in cui si concretizzasse l’addio l’argentino chiarisce “Psg o City? Non c’è niente ora. Rimarrò comunque a vivere a Barcellona e vi tornerò quando smetterò di giocare, se non come giocatore, nel club. Aspetterò la fine della stagione. So che ci sono tante persone che mi vogliono qui, e altri che la pensano diversamente”.
Messi: “Il Barcellona è la mia vita”
Tornando indietro, infatti, l’argentino rifarebbe tutto e spende parole d’amore per il club catalano: “Mi dispiace per tutto, l’ho sempre detto. Il Barcellona è la mia vita. Sono qui da quando avevo 13 anni, ho vissuto più tempo a Barcellona che in Argentina. Qui ho imparato tutto, la società mi ha permesso di crescere come calciatore. Sto bene e ho voglia di lottare. A fine stagione ho avuto un brutto momento e quello che è accaduto in estate l’ho trascinato fin dall’inizio. Ora mi sento bene. So che la squadra sta attraversando un periodo complicato, non vedo l’ora di tornare in campo“.
Neanche la famiglia del campione argentino era poi così d’accordo a un trasferimento e Messi ammette che è stata una scelta davvero difficile da prendere: “Sì, è stata una decisione terribile, molto difficile da prendere, è stata orribile, non è stato facile decidere che stavo lasciando il club della mia vita, che avrei cambiato città sapendo che meglio di qui non avrei avuto perché questa è la città migliore in cui vivere al livello di ciò che è qui, la città, il clima, tutto. Che la mia famiglia non volesse trasferirsi, che i miei figli non volessero trasferirsi. Non sarebbe dovuta essere così drastica”.
Complice della decisone, forse anche la cessione dell’amico Luis Suarez che ha lasciato interdetto Messi: “Mi è sembrato folle quello che hanno fatto con Luis, per come sono state fatte le cose, per come se n’è andato, gratis, cedendolo ad una squadra che avrebbe lottato per gli stessi nostri obiettivi. Non solo il fatto che se ne fosse andato era già difficile, ma come è partito”.
Un futuro come direttore sportivo del Barça?
“So che ci sono molte persone del Barcellona che ancora mi amano, che vogliono che continui qui – ha aggiunto l’argentino numero 10 -, so anche che ci sono altre persone che hanno cambiato idea dopo quello che è successo [il presidente del Barça ha fatto passare Messi per “il cattivo della storia” spiega il giocatore, ndr]. Ma farò ciò che è meglio per il club e per me. Non so se me ne andrò, ma se lo facessi, vorrei andarmene nel miglior modo possibile e poter tornare nel club in futuro. Il Barcellona è molto più grande di qualsiasi giocatore“. Quanto al futuro a fine carriera Messi non ha dubbi, la sua vita è il pallone: “Mi piacerebbe fare qualcosa legato al calcio. Non mi vedo come un allenatore, forse come un direttore sportivo”.