Mentre per domani è previsto l’arrivo in Italia di altre 470mila dosi del vaccino della Pfizer Biontech per la seconda tranche delle spedizioni destinate al Bel Paese (che in questa prima fase ha diritto a 3,4 milioni di dosi), gli italiani si chiedono che fine abbia fatto il vaccino contro il coronavirus sviluppato dall’Università di Oxford e da AstraZeneca in Europa.
A che punto si trova il vaccino dell’Università di Oxford e di AstraZeneca?
Come già sappiamo, il vaccino del colosso Pfizer risulta essere più complicato e costoso sia da distribuire che da somministrare e, a causa della confusione dei risultati ottenuti dal vaccino contro il Covid-19 sviluppato dall’Università di Oxford e da AstraZeneca, ha reso più travagliato l’iter di approvazione da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema). L’Agenzia ha infatti ricevuto il nuovo dossier relativo al trial del vaccino il 30 dicembre e ci vorrà almeno un mese per analizzare i dati e valutare se le difficoltà riscontrate nei mesi scorsi siano state risolte o meno.
Nella corsa al vaccino contro il coronavirus, si pensava, infatti, che la sua distribuzione fosse vinta da Oxford-AstraZeneca; il prototipo – messo a punto dall’Università di Oxford assieme all’azienda globale di biofarmaceutica svedese-britannica AstraZeneca, con la collaborazione dell’italiana Irbm di Pomezia – che si basa su un adenovirus. Ossia: “Il patrimonio genetico è sostituito con la proteina spike e le dosi, a differenza di quelle di Pfizer, possono essere conservate a temperature comprese tra i 2 e gli 8 gradi”, così scriveva Il Giornale. Inoltre, è sufficiente un’unica somministrazione ed è di gran lunga più economica, il costo si aggira intorno ai 4-5 euro a dose contro i 35 della Pfizer-Biontech. L’aumento dei costi è dovuto dal fatto che il vaccino Pfizer debba essere somministrato due volte in quattro settimane e il materiale genetico contenuto nel vaccino deve essere conservato a una temperatura di -70°C.
Wired ci rinfresca la memoria: “Il tanto atteso vaccino europeo ha fatto molto discutere in occasione della pubblicazione dei dati relativi alla sua sperimentazione: se sulla sicurezza non sussistevano dubbi, l’efficacia risultava invece diversa in rami dello studio che avevano usato differenti dosaggi (mezza dose + una intera oppure due dosi intere) e che non erano paragonabili per età del campione di popolazione. A ciò si aggiungono altre perplessità relative all’intervallo di tempo fra la prima e la seconda dose (4 settimane o di più?). Queste le principali ragioni che costringono l’Ema a ritardare un’eventuale approvazione del vaccino per tutti gli stati membri”. Per adesso solo il Regno Unito, alla luce degli ultimi accadimenti, ha approvato per uso di sola emergenza il vaccino di Oxford e ne ha già cominciato la distribuzione.
Quindi, rispetto a tutti i pronostici, il vaccino Oxford-AstraZeneca arriverà in ritardo e potrebbe creare non pochi disagi. Infatti, l’Italia in particolare aveva puntato su questo vaccino: “Secondo i dati diffusi dal ministero della Salute, il governo italiano aveva quindi previsto di ricevere e somministrare entro giugno 40,4 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca, cioè poco meno della metà degli 85,5 milioni di dosi totali dei sei vaccini prenotati”, queste le parole riportate dall’Ansa. Quindi, l’assenza del vaccino di AstraZeneca nel mercato europeo “determinerebbe così una redistribuzione dei vaccini Pfizer, Modena ed eventualmente Curevac a livello europeo e, sebbene siano state ordinate altre dosi del vaccino Pfizer, sarà difficile rispettare i tempi”.