Entro il 2022 occorre inserire nuove finestre pensionistiche per i lavoratori prossimi alla pensione. Infatti, i tre anni sperimentali di Quota 100, Ape Sociale e Opzione Donna sono in scadenza al 31 dicembre 2021.
Dunque dovrà arrivare una riforma delle pensioni: il Governo sta pensando di introdurre Quota 102 per mitigare gli effetti della Legge Fornero. Ma ciò significa un orizzonte temporale più lontano per i lavoratori.
Pensioni, verso Quota 102: come funziona?
Attualmente, grazie a Quota 100 – l’opzione di pensionamento giallo rossa introdotta in via sperimentale per tre anni – i lavoratori hanno potuto lasciare il posto al raggiungimento di 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati. Quello che è emerso dai dati, però, è un calo delle adesioni a questa finestra di pensionamento anticipato.
Dunque, il Governo – nell’ambito di una più ampia riforma delle pensioni – sta valutando l’introduzione di Quota 102 e Quota 41, mentre sono in corso le discussioni su ulteriori alternative.
Stando alle ultime indiscrezioni, l’Esecutivo sta discutendo su una possibile introduzione di Quota 102, ovvero la possibilità di andare in pensione con 64 anni di età e almeno 38 anni di contributi versati. In questo modo, però, ci sarebbe un peggioramento di 2 anni rispetto all’attuale Quota 100.
Riforma delle pensioni: le altre novità
A partire dal prossimo giugno 2021, come confermato dalla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, si arriverà a una soluzione condivisa sulla riforma delle pensioni. Oltre ad alternative valide in sostituzione di Quota 100, però. si tratta anche di definire una certa flessibilità in uscita.
La Ministra ha annunciato che “a breve” partiranno – ma con largo ritardo rispetto alle attese – “la commissione sui lavori gravosi (con la quale verrà fatta una valutazione rispetto ad un possibile allargamento dell’attuale elenco di adesioni ad Ape Social ndr.) e quella per la separazione della spesa assistenziale da quella previdenziale“.
Le coperture, i fondi e le polemiche
Un’altra cosa da tenere presente è il problema delle coperture e dei fondi da stanziare per questa nuova finestra di uscita dal mondo del lavoro. Infatti, una copertura generalizzata potrebbe costare allo Stato uno sborsamento di 20 miliardi di euro, ma il Governo ha in previsione una spesa pari al massimo a un quinto di tale somma.
Lo scontro con i sindacati, infine, è più che certo: quest’opzione pensionistica – appunto Quota 102 – escluderebbe delle categorie di lavoratori già di per sé svantaggiati: ad esempio, i lavoratori discontinui e precari. Inoltre, la previsione di un pensionamento a 64 anni (anziché i 67 previsti per la pensione di vecchiaia) comporterebbe un taglio che va dal 2,5% al 3% degli assegni per ogni anno di anticipo rispetto alla data in cui si acquisisce il diritto alla pensione di vecchiaia.