Oltre al danno anche la beffa. Brutte notizie in arrivo per i pensionati. Gli assegni cambiano, non per gli aumenti – che nel 2021 saranno pressoché assenti – ma per le decurtazioni. Nel 2021, infatti, il sindacato della Uil ha stimato tagli fino a 170 euro per alcune particolari pensioni.
Vediamo chi sono i più penalizzati e come cambieranno gli importi degli assegni sulle pensioni 2021.
Taglio delle pensioni: chi perde di più
A partire dal 1° gennaio 2021 le pensioni potranno subire tagli fino a 170 euro. Ma non per tutti.
I più penalizzati saranno i lavoratori che sono andati in pensione con un trattamento previdenziale basato sul calcolo contributivo.Per i lavoratori che, invece, hanno scelto di andare in pensione con il sistema misto (ovvero quelli che avevano meno di 18 anni di contributi alla fine del 1995) il taglio sarà minore: una parte dell’assegno, infatti, si calcola con il metodo retributivo.
A cambiare è il coefficiente di trasformazione che viene utilizzato per il calcolo degli assegni attraverso il sistema contributivo. Questo indice varia all’aumentare della speranza media di vita e il suo valore ha dei risvolti sugli importi degli assegni pensionistici.
Pensioni, come cambiano gli assegni?
Come sottolineato dalla Uil, i tagli maggiori riguarderanno tutti quei pensionati i cui assegni vengono calcolati soltanto con il metodo contributivo. Si stimano tagli – per questi ultimi – compresi tra i 100 e i 170 euro.
A titolo di esempio, sono colpiti dalla stangata i pensionati che hanno lasciato il lavoro grazie all’Opzione Donna.
Inoltre, maggiore è l’importo mensile dell’assegno e maggiore sarà la decurtazione sulla pensione: tutto varia in funzione della riduzione dei coefficienti di trasformazione. Per esempio: i pensionati che hanno maturato il diritto a un rateo mensile di 2.000 euro lordi perderanno circa 136 euro sull’importo complessivo previsto per il 2021. Coloro che, invece, hanno maturato una pensione di 2.500 euro lordi al mese, la differenza annua sempre a 67 anni per l’uscita è di 170 euro.
La finestra di uscita dal lavoro a un’età minore, infine, ad esempio a 62 anni, comporta una perdita di circa 70 euro lordi all’anno per chi gode di un assegno mensile da 1.500 euro, 94 euro per chi riceve 2.000 euro lordi al mese, e 117 euro per chi gode di un assegno mensile di 2.500 euro lordi circa.