Da oltre un anno, i termini smart working e telelavoro hanno preso il sopravvento all’interno del nostro vocabolario dovuto anche alla difficile situazione sanitaria causata dall’emergenza coronavirus. Per limitare gli spostamenti delle persone, le aziende hanno adottato uno dei due metodi sopra citati per dare la possibilità ai propri dipendenti di proseguire il proprio lavoro. Ma esattamente, qual è la differenza tra smart working e telelavoro?
Lavorare da casa: cosa significa smart working
Utilizzati spesso come sinonimi, in realtà le due parole rappresentano due modalità di lavoro con caratteristiche differenti. Partendo dal termine smart working, che in italiano può essere tradotto come lavoro agile, si intende la possibilità da parte del lavoratore di svolgere la propria attività al di fuori dell’azienda, senza dover necessariamente avere una postazione fissa. Nessun vincolo di luogo ma anche di orari: è lo smart worker che sceglie come organizzarsi al meglio. Ciò presuppone, dunque, una maggiore flessibilità da parte del dipendente, libero di scegliere in autonomia se lavorare da casa oppure da un bar, da una biblioteca, o anche all’interno di uno degli spazi dedicati al co-working.
Basterà avere a propria disposizione un computer portatile e una connessione internet per poter proseguire l’attività lavorativa senza alcun vincolo.
Lavorare da casa: cosa significa telelavoro
Al contrario dello smart worker, il dipendente che opera in telelavoro ha una serie di regole organizzative da dover rispettare così come indicato da contratto. Prima di tutto, dovrà necessariamente operare da una postazione fissa, che in alcuni casi può essere anche individuata nella propria abitazione, e dovrà seguire gli orari che, normalmente, avrebbe svolto in ufficio.
Adottato negli anni Settanta negli Stati Uniti, il telelavoro è una modalità che si è diffusa sempre di più con lo sviluppo delle nuove tecnologie.
Il dipendente che opera in telelavoro sceglie di farlo e accetta le condizioni concordate con il proprio datore, che fornisce la strumentazione adeguata per poter lavorare secondo le regole prefissate e in totale sicurezza. Si tratta, infatti, di un accordo a lungo termine che prevede di lavorare in maniera fissa dal luogo prescelto secondo gli orari indicati.
Lavorare da casa: pro e contro dello smart working e del telelavoro
In entrambi i casi ci sono aspetti positivi e negativi da tenere in considerazione. Nello smart working, il lavoratore ha una maggiore libertà di scelta sia sugli orari, sia sul luogo in cui svolgere la propria attività. Non si tratta, dunque, di una modalità definitiva ma che può subentrare anche in determinate occasioni e che può sostituire, anche momentaneamente, la presenza in ufficio. In questo modo, il dipendente ha la possibilità di conciliare gli impegni lavorativi con quelli personali, non dovendo seguire le medesime regole di chi opera in ufficio.
Allo stesso tempo, però, chi opera in smart working rischia di dedicare più ore al proprio lavoro, non avendo per l’appunto dei vincoli che limitano l’attività.
Inoltre, lo smart worker utilizza perlopiù dispositivi personali come pc, tablet o smartphone e il datore di lavoro non è tenuto a controllare che il proprio dipendente operi in totale sicurezza dal luogo prescelto.
I contro legati allo smart working e al telelavoro riguardano anche e sopratutto il benessere fisico di una persona. Pur riducendo al minimo gli spostamenti, portando così a una maggiore possibilità di utilizzare al meglio il tempo a disposizione, si rischia una maggiore sedentarietà da parte del dipendente che opera da casa o comunque da un luogo fisso. Questo perché, non dovendo più spostarsi verso il luogo di lavoro, si rischia di trascorrere troppo tempo seduti di fronte a uno schermo, riducendo in maniera drastica il movimento fisico.